"La panchina tricolore vi fa pubblicità". Pizzeria 'multata' con un avviso di 138 euro

La società di riscossione: "Colori assimilabili al negozio". I titolari: "Non paghiamo"

Alessandro Antonelli della Pubbligrafica Cerioni e la panchina tricolore (Fotoprint)

Alessandro Antonelli della Pubbligrafica Cerioni e la panchina tricolore (Fotoprint)

Vallefoglia (Pesaro-Urbino), 28 gennaio 2017 - La panchina è la stessa da vent’anni, con gli stessi colori di sempre, il tricolore. Serve per sedersi. «Certo – osserva Alba Di Franco, moglie di Ciro, il pizzaiolo fondatore della pizzeria Amalfitana di Montecchio – è una panchina. Andatelo a spiegare a quelli che vogliono farcela pagare come se fosse pubblicità».

In che senso? «Secondo loro la panchina serve a fare pubblicità al locale e per questo avremmo dovuto pagarci l’imposta comunale sulla pubblicità». L’avete pagata? «No e non abbiamo intenzione di pagarla – continua la signora –: secondo noi si sbagliano e la contesteremo. E’ ridicolo e lo faremo presente al sindaco Palmiro Ucchielli».

In effetti Ciro e la moglie hanno ricevuto un avviso di accertamento per omessa, infedele dichiarazione riguardo la panchina del valore totale di 138,26 euro con la possibilità di risparmiare 44 euro se la sanzione sarà pagata entro 60 giorni dalla ricezione. Secondo quanto riportato nell’avviso la panchina è assimilabile alla “pubblicità generica” perché ha colori riconducibili all’attività. «

Il tricolore, appunto – osserva indispettita la signora Alba –. Ho telefonato all’agenzia che gestisce le riscossioni per il Comune di Vallefoglia: è nuova, subentrata. L’anno scorso ce n’era un’altra».

Che cosa le hanno detto? «Mi hanno detto che la panchina dipinta di verde bianco e rosso richiama il fondo della insegna della pizzeria, anch’esso con lo sfondo del tricolore». Secondo la società di riscossione i colori essendo rafforzativi a quelli che sono nell’insegna della pizzeria viene addebitata come se fosse una pubblicità non pagata. «Non ci volevo credere e come me sono molti a ritenere assurdo quanto richiesto».

Tra questi Alessandro Antonelli, contitolare della Pubbligrafica Cerioni che alla pizzeria Amalfitana vent’anni fa ideò l’insegna. «Se fosse stata bianca allora? Ciro e Alba usano la farina: sarebbe stata ugualmente un richiamo alla loro attività? – scherza Antonelli –. Io consiglio di contestare perché l’interpretazione è assolutamente sindacabile. Personalmente trovo il ragionamento folle. Vede sulla panchina non c’è nemmeno scritto Pizzeria Amalfitana...è solo dipinta con tre colori dell’Italia».

Antonelli si basa sul dettaglio dell’avviso: «Secondo l’agenzia i Di Franco avrebbero dovuto dichiarare la panchina e corrispondere 42,30 euro per un anno. Si arriva a 66,47 con il cartello dell’orario che riporta, invece la scritta “pizzeria Amalfitana” per cui l’agenzia pretende il pagamento di 24,17 euro. Ora che ai Di Franco è arrivato il conto da pagare per il 2017 la stessa agenzia ha rimesso entrambi le voci. Ma se la panchina resta per me folle, il cartello con gli orari di apertura può non rientrare in pubblicità perché basta togliere le scritte. La Di Franco potrà quindi mandare una segnalazione di variazione. Inoltre è giusto ricordare che sotto i 5 metri quadrati si è esenti dal pagare l’imposta sulla pubblicità. E’ chiaro che metti qua, metti là... facci entrare la panchina...».

«L’accertamento è relativo al 2016 – continua la Di Franco –: ma mi chiedo perché questa gente non è venuta ad informarci, con il locale aperto, invece di far partire i documenti?».

Antonelli osserva: «Vero. Metterlo per iscritto infatti, oltre a sostenere dei costi, che sosteniamo tutti (l’amministrazione, la società come noi per difenderci) bisognerebbe essere certi di ciò che si scrive. Occupandoci di pubblicità conosciamo la normativa di riferimento. La nostra epserienza ci insegna che c’è una percentuale piuttosto alta di annullamenti. Infatti l’agenzia ha facoltà di fare e annullare, se riconosce l’errore, l’accertamento. Ma a volte basterebbe parlare di più e scrivere di meno. Se da questi precedenti tutti imparassimo lavoreremmo tutti meglio e perderemmo meno tempo. Combattiamo da 40 anni: la situazione non cambia, è questo il dramma. La cosa più triste».