Pescatori in sciopero per il caro gasolio Banchi vuoti e pesce locale introvabile

I commercianti: "Arrivano solo pochissime casse e quel che c’è è molto caro, sogliole anche a 35 euro al chilo". I consumatori: "Così impossibile fare acquisti di prodotto nostrano, rimediamo con cozze e congelato, una rarità il sugo"

"An ce gnent". Ovvero: "Non c’è niente". Se a Pesaro gira questa voce da una massaia all’altra, allora vuol dire che siamo alla "fame". E in fatto di pesce siamo a questo punto. Le pescherie sono vuote, o meglio, non hanno pesce locale nemmeno a pagarlo oro, o meglio ancora, quel che c’è riluccica per la moneta sonante che tocca sfilare dalla ’saccoccia’: sogliole da 32 a 35 euro al chilo, che nemmeno con il fermo pesca succedeva. Il fatto è che i pescherecci sono fermi in porto dall’inizio della settimana per protestare contro il caro gasolio. Tanto per avere una idea, "una battuta di pesca tipo può costare duemila euro di carburante", dicono i pescatori che non ci stanno più dentro con i costi e cosi hanno deciso di incrociare le braccia: "A Pesaro esce solo un peschereccio che ritorna con poche casse di pesce e i prezzi inevitabilmente crescono", spiega Andrea Terenzi della pescheria di via Giolitti: "Abbiamo pagato le sogliole una esagerazione, una sola cassa, e le abbiamo vendute a 32 euro. Cerchiamo di aiutare i clienti come possiamo, rinunciando anche noi al guadagno, come nel caso delle seppie che vendiamo a 24 euro nonostante un prezzo all’ingrosso proibitivo. Ma quanto può durare? Speriamo poco".

Da martedì non c’è pesce locale e probabilmente non ce ne sarà fino alla prossima settimana. Federico Marcolini della pescheria di via Rossi assieme ad Andreina Bucchi, aggiunge: "Le mazzole non sono del nostro mare, sono quelle catturate da reti stabili e portate in pescheria dopo un po’ di tempo, roba che avrei pagato cinquanta centesimi non cinque euro al chilo. I sardoni sono da pesca di lampara e vengono dal sud. Di nostrano ci sono le sogliole che arrivano anche a 35euro al chilo e se ne vedono con il lanternino. Si muove dal porto solo qualche barchino, con piccole quantità, e un solo peschereccio. E del resto cosa possiamo rimproverare ai pescatori? Se i costi del gasolio aumentano e i conti non tornano non è colpa loro. Pagare il gasolio 1,20 euro al litro è tanto se consideriamo che costava 0,70".

La gente si adegua e cerca le poche alternative. La signora Maria Nicolini guarda il banco e dice: "Non c’è proprio niente, qualche pesce di allevamento oppure le cozze che sono nostrane, ma non possiamo mangiarle tutti i giorni. Sogliole a quel prezzo chi se le può permettere? Per qualche giorno compro pesce di allevamento ma anche quello è poco. Ci arrangiamo con il surgelato, ma è il colmo per una città di mare". Simona Ferri invece ripiega sulle seppie: "Le ho pagate ventisei euro al chilo ma ce ne sono pochissime, per il resto i pescivendoli sono molto onesti, ho girato tre pescherie e tutti ci dicono di pazientare che pesce non ce n’è. Un sugo di pesce in questi giorni è roba rara".

Davide Eusebi