Poca acqua al mattino, "Vi spiego il perchè"

Michele Felici, storico responsabile dei lavori pubblici del Comune di Urbino, illustra i motivi: l’assenza di pioggia peggiora le cose

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di Andrea Angelini

Michele Felici, storico responsabile dei lavori pubblici del Comune di Urbino, interviene sulla questione della mancanza d’acqua in alcune ore, specie la mattina, che da qualche giorno si registra nella città ducale. Dalla sua analisi emerge il complesso scenario della gestione della risorsa idrica: "Oggi nella parte alta di Urbino -scrive Felici- l’acquedotto per qualche ora non ha erogato acqua e, mi dicono, che non e` la prima volta che si verifica questo disservizio. Io ritengo che questo gravissimo inconveniente, messo in evidenza dalla grande siccita` che abbiamo, dia l’occasione per spiegare alle gente, che fino ad ora e` disinteressata della cosa, come e` organizzato il nostro Sistema Idrico Integrato. Quando il comune di Urbino ha dato al Megas (poi Marche Multiservizi) la gestione dell’acquedotto, questo era alimentato dall’acqua della rete del Monte Nerone, da quella del potabilizzatore di Ca’ Spadone (che prendeva l’acqua dal Candigliano allo "scarico" della centrale idroelettrica del Furlo), dai pozzi di Ca’ Spadone e dalle sorgenti di Ca’ Ciccolina e Mulinelli.

Il Gestore, come prima cosa, ha fermato il potabilizzatore di Ca’ Spadone ed ha smontato il tubo che l’alimentava che, proveniente dal Candigliano, era posto sopra la sede della ferrovia dismessa". Questa la situazione, da qui parte l’analisi: "Date le "ristrettezze economiche", il gestore (che però negli ultimi tempi ha avuto utili di 1314 milioni di euro all’anno), non ha fatto le necessarie manutenzioni alle sorgenti e ai pozzi e ha "compensato" alla conseguente diminuzione di disponibilita` idrica, forzando la portata dell’acquedotto del Monte Nerone lasciando sempre in funzione le pompe dei pozzi profondi del torrente Giordano ed il potabilizzatore di Pole. Visto che l’Acquedotto del Nerone e` una infrastruttura che funziona, il gestore ha chiesto di comperarla e i comuni "proprietari" (Urbino, Fermignano, Urbania, Acqualagna e Sant’Angelo in Vado) si sono permessi di venderla ad un privato anche se l’acquedotto e` una struttura demaniale -e pertanto inalienabile- che gli utenti dei Comuni sopra indicati hanno pagato. La Multiservizi quale proprietaria della struttura, ignorando la legge che dal 2015 destinava tutta l’acqua del Nerone solo a Urbino (erano stati fatti i conti fra disponibilita` idrica e fabbisogni), con importanti investimenti, porta questa acqua anche a Vallefoglia con il risultato che Urbino, grazie al comportamento del nostro sindaco, dei nostri politici e del gestore, rimane per qualche ora al giorno senza acqua".

Le conclusioni di Felici: "Certamente gli inconvenienti erano prevedibili, non si poteva portare questa acqua a Vallefoglia e si doveva fare adeguata manutenzione ai pozzi e alle sorgenti e, magari, mettere in funzione il potabilizzatore di Ca’ Spadone, ma tutto cio` e` stato trascurato perche´, con la scusa e la spinta della emergenza, pensano di allacciarsi al pozzo del Burano con la buona pace dei nostri bravi politici, amministratori e ambientalisti".