"Premiata da Mattarella, ignorata da Ricci"

La lettera di Rosa Maria Lucchetti, nominata cavaliere per il suo gesto di solidarietà durante il Covid: si aspettava un gesto dal sindaco

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Nei drammatici giorni della pandemia aveva devoluto una parte del suo modesto stipendio in cibo (tre buoni pasto per un importo totale di 250 euro) per i sanitari del San Salvatore, impossibilitati a tornare a casa e alle prese con orari di lavoro massacranti. Un gesto nobile, quello di Rosa Maria Lucchetti, 52 anni, cassiera dell’Ipercoop, che le era valsa anche il riconoscimento del presidente Mattarella che l’aveva nominata cavaliere della Repubblica. Dal Comune invece solo un plauso al momento del gesto e poi più nulla. Da qui l’amarezza della cassiera che ha deciso di scrivere una lettera al nostro giornale: "Ad oggi, a tre mesi dalla mia inaspettata onorificenza a Cavaliere della repubblica, il sindaco Ricci non mi ha ancora stretto la mano, non in momento ufficiale ma anche davanti a un semplice caffé", scrive Rosa Maria che esprime così tutta la sua amarezza per non avere ricevuto un cenno di condivisione dalle istituzioni cittadine. Rosa Maria vuole sgombrare il campo da equivoci: "Non sono nessuno e non voglio essere nessuno, mi basta ciò che ho fatto, ciò che faccio e ciò che ricevo ogni giorno con i clienti al lavoro e dalle persone che mi fermano. Queste sono emozioni che riscaldano il cuore. Ma mi sarebbe piaciuto che il sindaco mi incontrasse, mi conoscesse, al di là dell’apparire. In questi tre mesi il sindaco è andato in Tv e si è fatto fotografare con parecchie persone, una delle ultime il campione di nuoto Magnini, rimarcando che era un bambino sognatore, ma determinato all’obiettivo. Anche io sognavo, ma in un collegio e in condizioni molto difficili. Ma non per questo non ho realizzato i miei sogni. Ricci scrive di essere orgoglioso di Magnini con tanto di foto e così ha fatto con altri. A me neanche una stretta di mano, eppure anche io sono una cittadina di Pesaro, anche io sono una sognatrice e sono determinata e vado avanti solo con le mie uniche forze. Non ho una spilletta come ha Ricci, ho un badge che timbro regolarmente al lavoro. Non ho la poltrona che ha lui. Ma ho diverse poltrone al lavoro a seconda dalla cassa in cui opero". Infine la conclusione: "Dico solo che un sindaco, un primo cittadino dovrebbe non premiare personaggi di un certo tenore, ma anche, magari, ripeto, con un caffé, semplici cittadini come me che sono nascosti dietro a un piedistallo e amano starci non sopra. Non mi aspettavo nulla, ma una stretta di mano sì. Ora non non la voglio più".