Pronto soccorso, al via le dimissioni rapide

Marche Nord, da oggi un nuovo percorso ambulatoriale: "Monitoraggio dopo 4872 ore per i pazienti che rischiano peggioramenti"

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di Benedetta Iacomucci

Dimissioni rapide al Pronto soccorso e ambulatori di monitoraggio. E’ la nuova gestione del paziente covid che inizia oggi, quando in una tenda davanti al San Salvatore saranno visitati i pazienti dimessi 23 giorni fa. Ne parla Umberto Gnudi, primario del Pronto soccorso.

Qual è la situazione in reparto?

"Impegnativa ma non drammatica. Teniamo presente che il Pronto soccorso di Pesaro è l’unico ospedale della provincia che accoglie i pazienti covid positivi dal territorio: siamo sotto pressione, ma la situazione non è ai livelli di marzo".

Quanti accessi al giorno?

"Siamo sui 1520 pazienti covid al giorno. Al momento in reparto ne ho tre in attesa di ricovero. Da lunedì (cioè oggi, ndr) inizieremo l’ambulatorio, un nuovo percorso per migliorare la gestione dei pazienti".

In cosa consiste?

"Quando riteniamo che le condizioni del paziente non siano tali da richiedere il ricovero, ma ci sono parametri per i quali non possiamo escludere un peggioramento, li dimettiamo programmando dei rientri a 4872 ore, per evitare che questi pazienti tornino con un quadro clinico compromesso".

Al momento com’è organizzato il Pronto soccorso?

"Abbiamo tre strutture aggiuntive – un container e due tende – funzionanti ma al momento vuote. Diversamente da marzo questa volta gestiamo entrambi i pazienti con percorsi sporchi (covid) e puliti (no covid). Per ora i numeri sono al limite, ma senza bisogno di aprire strutture esterne che però utilizzeremo da domani (cioè oggi ndr) per visitare i pazienti dimessi. Sono comunque già perfettamente attrezzate per ospitare dalle 10 alle 14 persone. Al momento al Pronto soccorso riusciamo a isolarne 6 in situazioni ottimali, ma se serve possiamo arrivare a 12".

Ci sono gli spazi. Il personale?

"Come medici siamo in organico completo. Il problema è lo spirito: se a marzo c’è stata una reazione forte, ora siamo più stanchi e questo allarme continuo richiede un’applicazione, anche mentale, faticosissima".

Che tipo di pazienti vede, ora?

"Arrivano prima, a uno stadio più aggredibile della malattia. Tant’è che in Terapia intensiva ne stanno dimettendo molti, anche dopo qualche giorno. Un turn over impensabile a marzo".

Età?

"Molti 3050enni, che hanno maggiori occasioni di contatti sociali e di lavoro".

Che ne pensa di chi manifesta, minimizza, nega?

"Sono convinto sia necessario fare di tutto per consentire a ciascuno di guadagnare il proprio pane, ma so anche che affidarsi al senso civico di ciascuno è stato fallimentare. Ci sono persone che hanno deliberatamente mentito, nascondendo i sintomi e continuando ad infettare. Un po’ di irritazione c’è".

Mettono in discussione anche la letalità.

"Se si contano i morti sulla base degli infetti la letalità è più bassa, perché si fanno più tamponi e soprattutto più mirati. Ma a livello di ricoverati in terapia intensiva la letalità è la stessa".

A proposito di tamponi, è arrivata la nuova macchina?

"L’aspettiamo per venerdì: servirà a dirci in appena un’ora e mezza se chi accede al Pronto soccorso è positivo o no".