
Rileggere Hegel con De Simone per capire tutto
Cogliere lo spirito del mondo contemporaneo sarebbe davvero una chiave di lettura fondamentale, per questi tempi senza pace. Un obiettivo al quale punta il nuovo e imponente lavoro di Antonio De Simone, docente di Storia della filosofia dell’Università di Urbino e membro della Accademia Raffaello, che per raccogliere la sfida si è rivolto al grande filosofo Georg W. Friedrich Hegel (1770-1831) al quale ha dedicato le 433 pagine de "Lo spirito del mondo. L’inquietudine del divenire. Discorsi su Hegel" che la casa editrice Mimesis ha pubblicato poco dopo l’uscita, sempre nel 2023, di un’altra fatica di De Simone, "Jacques Derrida: L’impossibile, la politicità dell’umano e il bestiario filosofico".
Hegel dunque si propone nella contemporaneità del suo pensiero attraverso le sette parti in cui è diviso il volume, prima dell’Epilogo finale. Nella prima, l’autore prende in esame e rende attuale il concetto della "potenza del negativo" ponendolo all’attenzione di filosofi e analisti degli scenari internazionali. Nella seconda si dedica al "Destino del soggetto. Tra conflitto, desiderio e riconoscimento". La terza analizza il rapporto tra Hegel e "le morfologie del moderno: soggettività, libertà e società civile". Lungo il cammino della lettura, sono costanti le connessioni e i riferimenti anche intertestuali con gli altri pensatori moderni, da Habermas a Kant, da Bobbio a Bodei, Butler, Heidegger e tanti altri, che si ritrovano nella ricca bibliografia finale. Così accade anche nella quarta parte dedicata a mettere assieme "soggettività, storia e vita" nel passaggio "da Hegel a Dilthey" come pure nella quinta, svolta "con Hegel oltre Hegel", in cui l’"ermeneutica filosofica del Novecento" è posta in relazione a "filosofia ed esperienza, con Hegel e oltre Hegel". La sesta parte "Filosofia, Politica e Rivoluzione" prende spunto da una lezione di filosofia politica di Norberto Bobbio per evidenziare il pensiero hegeliano nelle lezioni del pensatore torinese e nell’eredità raccolta dai suoi allievi. Nella settima e ultima, "L’inquietudine del divenire" si analizza la dialettica hegeliana "tra filosofia, tempo e spirito" citando le lezioni di Heidelberg dell’autore della "Fenomenologia dello spirito", sempre in rapporto con i destini del contemporaneo, partendo dalla domanda "può la filosofia disvelare il futuro divenendo principio formale della nuova epoca?" e giungere a un epilogo denso di conclusioni, seppure queste sfuggano alla natura intrinseca della filosofia, muovendo però da una conclusione certa, quella della morte di Hegel il 14 novembre 1831, per inoltrarsi nell’analisi di ciò che resta oggi dell’idealismo hegeliano.
E per chi dovesse lamentare la distanza fra filosofia e società, si evidenzia quanto sia opportuna l’immagine che in copertina riproduce Marie-Jeanne Roland de la Platière, la Musa dei Girondini: dal suo salotto prese le mosse la Rivoluzione Francese. Da quegli ideali nacque la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino grazie alla quale vediamo ancora oggi muoversi in Francia un popolo coeso, pronto a scendere in piazza e a intimorire un Potere memore della Bastiglia.
Ideali e concetti che in Italia sono mancati consegnandoci all’apatia, in assenza delle discussioni dei philosophes e dunque gli ideali di vita, di azione, di agire nella storia, che se restano in un singolo possono restare astrazione, ma se diffuse in un popolo possono muoverlo all’azione e al cambiamento della società in cui vive e si muove. Così arriva a noi il pensiero del filosofo di Stoccarda secondo il quale la filosofia è come la nottola di Minerva che "inizia il suo volo soltanto sul far del crepuscolo" prima di prospettare l’alba di una nuova epoca. Questioni che saranno sollevate nella prima discussione pubblica sul libro di De Simone, che si terrà venerdì 10 alle 17 nell’Aula A dell’Università di Macerata, in vista di successivi appuntamenti che nel 2024 toccheranno anche la città di Urbino.
Tiziano V. Mancini