Sanità Pesaro, il calvario. "Mia moglie è malata, niente più rimborso"

L’odissea di un pesarese che deve curare la consorte all’ospedale di Bergamo. "Ci tolgono anche le briciole, quel viaggio non è un lusso"

L'ospedale di Bergamo, dove la signora deve essere visitata

L'ospedale di Bergamo, dove la signora deve essere visitata

Pesaro, 16 maggio 2019 - Lui è Urbano P. pesarese, ultrasettantenne, con la moglie Luciana affetta da patologia grave fin dal 2010. Ieri, Urbano è venuto in redazione per dire cosa sta succedendo a sua moglie e a tutti i pazienti oncologici come lei che sono obbligati a sottoporsi a visite fuori regione dal chirurgo di fiducia. La coniuge è tenuta ad andare all’ospedale di Bergamo per le visite due volte l’anno dopo l’intervento eseguito nel 2014 in quell’ospedale.

Ora Urbano dice: «Fino ad un mese fa, la Regione ci rimborsava le spese del viaggio ovviamente dietro documentazione medica probante la trasferta. Così, come faccio dal 2014, sono andato giovedì scorso al poliambulatorio di via XI Febbraio a chiedere il rimborso per la trasferta ultima fatta all’ospedale di Bergamo. L’addetta allo sportello mi ha risposto che non mi rimborsavano più le spese di viaggio, alloggio e il pasto per un totale di circa 250 euro. Era cambiata la legge. Io sono rimasto sbigottito perché mi è apparso un fatto incomprensibile. Sono tornato oggi (ieri ndr) perché ho letto che la Regione continuerebbe a garantire il rimborso come prima, ma la stessa impiegata della settimana scorsa mi ha risposto che invece è tutto bloccato, non si rimborsa nulla, che la pratica è sospesa, che si vedrà più avanti e che occorre fare domanda ad una commissione regionale e che prima di andare da qualunque parte fuori regione, il rimborso deve essere autorizzato altrimenti non se ne ha diritto. Mi chiedo: a quale commissione devo rivolgermi, dove la trovo, chi me lo ha detto che serviva questa autorizzazione, dove posso avere l’indirizzo dei valutatori, che cosa devo inviare loro?»

Aggiunge Urbano P.: «La realtà è che siamo sempre noi, gli inermi cittadini, a dover subire i cambi di vento di chi amministra, a rinunciare senza fiatare anche ad un minimo aiuto di fronte alla battaglia contro la malattia, ci vengono tolte anche le briciole mentre nello stesso tempo i superdirigenti prendono premi sempre più alti e lucrosi. Questa è l’amara verità e le parole come ‘vediamo’, ‘facciamo’, ‘valuteremo’, non contano niente. Mia moglie è stanca, non vorrebbe nemmeno più andare a fare i controlli né continuare a curarsi. Sono io a spingerla, per farla sottoporre a quelle visite che per la sua patologia sono indispensabili. E siccome si è operata a Bergamo, dobbiamo tornare per forza da quel medico ed è un viaggio lungo che non possiamo fare in un giorno. Siamo costretti a fermarci per dormire. Prima c’era quel minimo rimborso per la trasferta, ogni sei mesi, di 250 euro. Adesso in Regione hanno considerato quel viaggio evidentemente un lusso, qualcuno si divertirebbe ad andare negli ospedali per lucrare sui rimborsi, e hanno tolto quel minimo aiuto. Mi ricordo che l’anno scorso, quando ho portato i giustificativi del viaggio a Bergamo, hanno visto sulla ricevuta del modesto pasto la voce del caffè. Mi hanno risposto che non pagano alla gente il caffè. Mi sono scusato, ho tolto un euro, mi hanno fatto passare come un approfittatore dei soldi pubblici. Bene, ora hanno tolto tutto e così non ci sono rischi che mi paghino un euro di caffè. Bravi».

ro.da.