Scavolini, una storia di scelte controcorrente Il sud per partire e la rinuncia alla Salvarani

Il non modello vincente, ha ricordato ieri in una diretta web, era quello del gigante di Parma: "Volevamo essere leggeri, flessibili e veloci"

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di Maurizio Gennari

Ospite d’onore con tutte le medaglie puntate sul petto. Vestisto celeste scuro. Mani intrecciate e nervose con pollici che roteavano. Così Valter Scavolini, ieri per la presentazione del libro che celebra i suoi 60 anni da imprenditore. Accanto a lui l’autore Luca Masia e quindi il moderatore e giornalista Giorgio Tartaro. Voce fuori campo, Ferdinando Bruni del teatro dell’Elfo.

In alcuni momenti più spettatore che protagonista di una storia industriale di successo: la sua... Ascoltava la propria avventura, ma ad un certo punto di questa diretta web, butta lì una frase, Scavolini, che non è proprio quella di un generale a riposo parlando della seconda generazione: "Tutti abbastanza grandi per decidere ma ancora giovani per smettere di imparare. Io do consigli senza imporre niente".

Una ‘diretta’ che è partita dagli esordi. L’operaio che vuol mettersi in proprio, i genitori che lo sconsigliano, quindi la partenza con un socio fino all’entrata nella società, un anno dopo, del fratello Elvino. La storia di un artigiano che diventa imprenditore e che viene paragonato a Ferrero, l’uomo della Nutella. Il ’non modello’ iniziale è quello della Salvarani "perché dovevamo essere veloci e flessibili", racconta Valter. Quella Salvarani che poi lui e Antonio Berloni valutarono se era il caso di prenderla, dopo la colata a picco della grande industria di Parma fondata nel 1939. Un ‘no’ che nacque dalla mancanza di quella che oggi si potrebbe definire la mancanza di manager. "E chi l’avrebbe gestita? Facevamo avanti e indietro con Parma?" disse Valter Scavolini ricordando quei giorni.

Poi l’idea vincente avuta da Valter della esternalizzazione "mentre noi all’interno dello stabilimento facevamo l’assemblaggio, il marketing e la spedizione". Il progetto leggero, veloce e flessibile e cioè l’esatto contrario proprio della Salvarani che negli anni Ottanta aveva quasi duemila addetti.

Il sud dell’Italia come risorsa ed acceleratore "perché inizialmente avevamo puntato tutto in quelle aree di mercato, in un momento in cui le aziende che producevano cucine erano tantissime, non come oggi".

Quindi arriva la storia di Raffaella Carrà che viene sbattuta in copertina come persona tra le più popolari e conosciute del Paese: "Un’idea, ma inizialmente – ricorda Valter – non potevamo sapere se ci avrebbe scelti. Ma alla fine è andata bene, accettò di diventare testimonial del nostro marchio". L’inizio dell’avventura televisiva poi proseguita con Lorella Cuccarini che "venne anche al palasport per vedere le partite. E con noi era di casa", ha ricordato Valter. Che prosegue: "In quel momento il nostro marchio era popolarissimo".

L’industriale di Montelabbate ha poi ricordato quando ha ricevuto il cavalierato del Lavoro e cioè il massimo riconoscimento nell’ambito dell’industria, il primo della mandata pesarese. Un momento allargato ed ecumenico "perché il merito va condiviso con tutti i familiari, i collaboratori ed anche con gli operai perché è stato il frutto di un lavoro di squadra", ha detto. Quindi ha parlato della lunga avventura nello sport "che ci ha dato un grande ritorno e ci ha fatto conoscere non solo in Europa ma anche al di là dell’Oceano".

Dopodiché la passione per l’orto. Saltato completamente il capitolo degli agguati di una banda di sardi nel garage di casa a Ginestreto: i momenti della grande paura. Saltata la porchetta di Patenta e le trasferte con lui ed Elvino carichi di cibarie per festeggiare. Ad ogni vittoria della squadra seguiva una maxi tagliatellata fatta in casa. Un dietro le quinte che non è emerso, anche se il collegamento con la città è stato toccato e ribadito.

Valter Scavolini è in edicola. Ma si fa per dire, perché il ruolo del generale a riposo, con le medaglie puntate sul petto, stando almeno alle immagine televisive non gli si addice. E’ emersa una storia patinata di un uomo che non ha bisogno di celebrazioni perché Valter Scavolini è Valter Scavolini da qualche decina di anni, non solo a Pesaro ma in tutta Italia.