
Alla Baia issato dal Comune il simbolo dell’inclusione: "Le differenze vanno rispettate". Il consigliere Antonio Bartolomei: "So cosa vuol dire subire insulti e sentirsi fuori posto" .
Molto più della bandiera arcobaleno è il vessillo che, da ieri e per sempre, sventolerà a Baia Flaminia. La bandiera è preludio del ritorno in città – il 21 giugno – del Pride. Cioè? Tra un mese per le vie di Pesaro passerà l’edizione regionale del Gay Pride, cioè la "Parata dell’orgoglio LGBT+", evento annuale, con radici internazionali che celebra la diversità sessuale e di genere, promuovendo l’accettazione, l’inclusione e l’uguaglianza per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer (LGBTQ+).
Presumibilmente il tragitto potrebbe essere quello del Marche Pride 2022, ospitato da Pesaro, il pomeriggio del 18 giugno di tre anni fa: il ritrovo, con quasi duemila persone, fu a piazzale della Libertà, per poi mettersi in marcia verso Campo di Marte, in Baia. "Non abbiamo ancora definito tutti i dettagli" spiega l’assessore Camilla Murgia, presente ieri all’inaugurazione, con alzabandiera del vessillo multicolore, insieme alla collega delle pari opportunità, Sara Mengucci e al consigliere comunale Antonio Bartolomei, con la fascia della Presidenza del Consiglio.
"Quello che possiamo anticipare – osserva Murgia – è che diversi saranno gli appuntamenti previsti. Giugno è il mese dell’orgoglio Lgbtqia+. Con il sostegno dell’amministrazione comunale inaugureremo il 6 gigno la mostra “Club Culture Movement” e dal 7 al 17 giugno, a Palazzo Gradari, avremo come ospite l’artista Fumettibrutti, fumettista e attivista del movimento LGBTQ+".
Chiediamo qualche particolare in più. "Il clubbing è la cultura “della notte“ della comunità LGBT che si è sviluppata anche nel nostro territorio fra gli anni 70 e gli anni 80. Ci sarà una mostra a Palazzo Gradari che rievocherà le tappe di questo fenomeno e ci sarà un incontro con alcuni dei protagonisti dell’epoca. Il giorno seguente, al Cinema Astra, avremo la presenza di Fumetti Brutti che è un’illustratrice transessuale la quale ha fatto della sua militanza anche un modo per portare avanti la propria arte e, viceversa. L’arte diventa strumento di rivendicazione dei diritti e anche di una identità come quella della comunità transessuale, che spesso viene fagocitata anche dalle altre istanze".
Da ieri, dove c’è la rosa dei venti, è alta la bandiera che rappresenta tutti, non soltanto la comunità Lgbtqia+. Non per niente il “+” indica proprio che l’elenco non è completo poiché comprende altre identità e orientamenti non specificamente menzionati. In teoria si potrebbe dire che si tratta della bandiera che mette in grafica l’equità: uguali diritti, nella diversità di ogni individuo. Giusto? Maria Cristina Mocchi di Agedo, cioè l’associazione di genitori, amici, parenti di persone LGBT+, annuisce: "La bandiera rappresenta il fatto che Pesaro è una città che accoglie le differenze, principio cardine di una società giusta, coesa, inclusiva e libera. Il Pride è la narrazione, con gioia, senza violenza, di vite differenti, di famiglie che hanno queste vite differenti e che credono che la differenza sia da rispettare ed è una ricchezza".
La risposta di Mocchi è giustamente affilata. Sui social, in contemporanea all’inaugurazione, gli hater e chi la pensa in modo molto diverso riguardo all’importanza di accogliere le istanze del movimento Lgbtqia+ in città, non si sono risparmiati commenti pesanti, bigotti e di rifiuto. Idealmente Mocchi risponde anche a loro. La testimonianza di Bartolomei, riporta l’attenzione sulla sostanza:"So cosa significa, in prima persona, subire insulti, sentirsi fuori posto, avere paura di essere se stessi – spiega il consigliere comunale –. L’omofobia lascia ferite profonde, ma io ho scelto di trasformarle in voce, consapevolezza e impegno. A chi ancora lotta per essere accettato, dico: non siete soli. Continuiamo a costruire insieme un mondo in cui l’amore, il rispetto e la libertà non siano mai messi in discussione".