SOLIDEA VIVIANA VITALI ROSATI
Cronaca

Un incubo lungo sette anni. Gennaro, orrore e odissea: "Tornò irriconoscibile"

Era di Montelabbate: internato in Austria, dopo la Liberazione girovagò per mesi. Perse pure il soprannome: in paese non riuscirono più a chiamarlo come prima .

Gennaro Arduini bacia la moglie Lina. L’uomo fu deportato in uno stalag austriaco

Gennaro Arduini bacia la moglie Lina. L’uomo fu deportato in uno stalag austriaco

Prima che partisse per la guerra, a Gennaro Arduini, in paese a Montelabbate, lo chiamavano “galoppin“, perché alto e veloce come la polvere. Quando è tornato, scarno e incurvato da quell’esperienza drammatica che, tra combattimenti e prigionia, lo tenne per ben sette anni lontano da casa, Arduini, per tutti, divenne “testa secca“, tanto aveva cambiato il suo fisico. Anche Arduini – deceduto nel 2012 – sarà insignito in Prefettura della medaglia d’onore.

Giorgio Arduini, figlio di Gennaro, è preoccupato: "Spero che non mi prenda troppo l’emozione – confessa –. Mio padre sarebbe stato felice di ricevere questa medaglia. Ricordo che all’inizio lui non ne parlava quasi mai: quello che aveva passato era difficile da intendere per chi non l’aveva vissuto. Sembrava leggenda. La guerra è una belva inafferabile. Negli anni ’90 abbiamo iniziato insieme a recuperare la memoria attraverso i libri, i raduni dei reduci, i pellegrinaggi nei luoghi delle stragi. Mi sono sentito vicino a mio padre: ne ho capito i lunghi silenzi in cui spesso lo trovavi assorto. Grazie a quanto ha vissuto lui, capisco il terrore di chi oggi vive sotto le bombe. E’ stato testimone di atti di vero eroismo, ma continuava a ripetere che gli italiani vennero mandati in guerra con i fucili di legno contro le mitraglie vere degli inglesi. Una guerra impari, insomma dove si cercava di non morire. Invaso dal senso di precarietà ha avuta salva la vita, ma diceva sempre che aveva perso la gioventù. Mio padre è stato contadino – con i sei fratelli erano tutti coloni dei Lombardi – e muratore. I nazisti l’avevano deportato in Austria. Dopo la Liberazione venne tenuto in consegna dai russi. Rientrò in Italia un po’ in treno e molto a piedi: ha girovagato per oltre tre mesi. Arrivato a Pozzo Basso, ad un chilometro da casa sua, si addormentò sul ciglio della strada. Lo raccolserò, ma nessuno lo riconobbe. Quando capirono che era tornato “galoppin“ lo tennero lontano da casa per tre giorni: bisognava preparare mia nonna al suo rientro perché per la gioia, tutta d’un colpo, sarebbe potuta anche morire. Arrivò sulla camionetta con gli inglesi. Ma ciò che trovò non erano le mura che aveva lasciato: la casa dove era nato era stata distrutta al passaggio della linea gotica. I tedeschi avevano abbattuto tutte le case per realizzare le fortificazioni". Al posto dell’uscio di casa c’era un fosso anticarro.

Solidea Vitali Rosati