Pesaro, autunno senza Usca. "Contagi Covid già alti, come faremo?"

L’allarme di Fabrizio Valeri, segretario regionale Snami. "Usca non più operative, Asur propone una proroga. Ma le tariffe scendono da 40 a 23 euro lordi l’ora. Così non accetterà nessuno e il territorio resterà sguarnito"

Pesaro, 3 luglio 2022 - "Con i contagi già ora in risalita, cosa succederà in autunno, quando non ci saranno nemmeno più le Usca ad andare a domicilio dei malati?" A chiederselo, con preoccupazione, è Fabrizio Valeri, segretario generale Snami e medico di famiglia. "Le unità speciali di continuità assistenziale (Usca), con l’uscita dallo Stato di emergenza, non sono state rinnovate e la loro operatività è definitivamente cessata il 30 giugno. Il Dm77 del 2022 ha istituito la figura delle Uca, Unità di continuità assistenziali, ma queste non partiranno prima del nuovo anno. Nel frattempo, in autunno, cosa succederà? Noi medici di famiglia non siamo certo in grado di andare anche a domicilio dei pazienti. Non abbiamo neanche i dispositivi di protezione personale. Invece con le Usca si era ormai trovato un equilibrio di gestione ottimale, con i colleghi che per esempio somministravano a domicilio gli antivirali".

Due medici a domicilio delle squadre Usca. Nel riquadro, Fabrizio Valeri
Due medici a domicilio delle squadre Usca. Nel riquadro, Fabrizio Valeri

La Regione ha cercato di colmare questo vuoto normativo chiedendo l’estensione delle Usca per altri sei mesi (richiesta di proroga non ancora accolta) e prevedendo la possibilità di utilizzare l’esperienza del personale operante nelle Usca non solo nella cura del Covid ma anche per alleggerire la pressione sui Pronto soccorso delle Marche, fino al 31 dicembre 2022. "Il problema – spiega Valeri – è che l’Asur ha fatto una proposta irricevibile per questi ragazzi. Si passa da 40 euro lordi l’ora a 23. E’ chiaro che in queste condizioni i giovani colleghi non accetteranno mai, con il rischio di ritrovarci davvero, a novembre, con la ripresa dei focolai e nessuno che visita queste persone a casa".

Sbagliata per il sindacato è anche l’idea di utilizzare queste professionalità nei Pronto soccorso, perché è un po’ come un cane che si morde la coda: "Capisco che ci siano dei problemi nei Pronto soccorso – dice – ma non si risolvono certo impoverendo il territorio. Anzi, quello che sta accadendo nei Pronto soccorso dipende in gran parte dall’assenza dei servizi sul territorio. La conseguenza di queste scelte sarà che i Pronto soccorso torneranno ad affollarsi".

La proposta dello Snami è quindi quella di attivarsi per trovare un accordo per portare almeno i compensi a 40 euro lordi l’ora. "Cerchiamo di non perdere anche questi ragazzi – il suo appello –: non sottovalutiamo i rischi che stiamo correndo anche per i cittadini. Non possiamo permetterci di lasciare il territorio sguarnito: al momento siamo a migliaia di positivi al giorno, la situazione può solo peggiorare. La legge ha previsto l’introduzione delle squadre Uca (un medico e un infermiere ogni 100mila abitanti) in vista di una fase di cronicità che però non si è ancora verificata. Non possiamo farci cogliere impreparati da una possibile nuova recrudescenza".