Primavera, rischio vipere. I consigli dell'esperto

Andrea Fazi, invita a fare attenzione, ma senza drammatizzare: "Una volta mi ha morso, ma sono vivo"

Una vipera

Una vipera

Pesaro, 26 aprile 2018 - Con la primavera e i primi caldi sono tornate anche le segnalazioni di vipere avvistate da lettori mentre camminavano sulle pendici del monte Nerone e fino a Cartoceto. Andrea Fazi, erpetologo per passione e noto esperto di serpenti, invita a fare attenzione, ma senza drammatizzare.

Fazi, le vipere sono davvero pericolose?

«Sono molto meno pericolose di quello che si pensa, basta non averci a che fare».

In questi giorni arrivano varie segnalazioni da parte di appassionati di trekking, le vipere sono uscite?

«Certo, sono fuori dal letargo e in questo momento sono molto attive: devono alimentarsi e per questo le si possono incontrare anche nelle strade dove cercano calore, visto la terra è ancora bagnata e umida. Capita che facciano termoregolazione sulle strade di campagna. Ad aprile e maggio si trovano anche nei prati: cercano spazi più aperti e assolati per compensare le sere abbastanza fresche».

E’ vero che se si fa rumore scappano?

«Non sempre, le vipere non hanno un grande apparato uditivo, non sentono benissimo, avvertono solo rumori forti e le vibrazioni del suolo».

Che fare evitare rischi?

«Non sdraiarsi mai prima di avere guardato il prato e se si ha un bastoncino si può muovere l’erba, consiglio valido specie per i fungaioli. Non mettere le mani nei muretti a secco o in mezzo alla legna, i posti più asciutti dove le vipere possono fare termoregolazione e dove possono trovare cibo come topi e lucertole».

La vipera si mimetizza?

«Sì. Può essere acciambellata e tranquilla, decide di non scappare, ma se ci metti piedi o mani sopra morde per difendersi».

E’ davvero letale?

«Può esserlo per persone molto anziane o per bambini molto piccoli. O per gli animali come i cani che spesso vengono morsi sul naso, organo molto irrorato»

Cosa fare se si viene morsi?

«Più che usare il laccio, che può essere più pericoloso del morso, si fa un bendaggio stretto. Si benda l’arto da monte a valle: se si è punti nella caviglia ad esempio si parte a bendare dal ginocchio e fino alla caviglia stessa, per allentare il flusso sanguigno e linfatico. Non si deve fermare ma rallentare il flusso del sangue. E poi bisogna stare sotto osservazione sperando che il pronto soccorso abbia avuto le direttive nazionali: usare il siero solo in caso di rischio di morte conclamato, per evitare allergie. I sintomi del dopo morso sono crampi, spasmi, mal di stomaco, senso di vomito, a volte dolore».

Lei è mai morso da una vipera?

«Sì, una volta. Stavo tenendola in mano per mostrarla ad alcune persone durante una lezione. Mi sono distratto. Ho allentato la presa e mi ha infilato un dente nel dito. Non ho sentito dolore. Ho avuto qualche disturbo dopo un’ora e un quarto, ma sono qui: vivo e vegeto. Mi ha fatto più danni il siero: una settimana dopo ero ancora all’ospedale per una grave forma di allergia provocata proprio dal siero»

Mano a mano che ci avviciniamo all’estate dove troveremo le vipere?

«Non, come si crede, nelle pietraie assolate: le temperature troppo alte vengono evitate dalla vipera. E’ più facile trovarla nei boschi, in luoghi tra luce ed ombra, dove piace a noi fare il pic nic. Poi quando è molto caldo, come nell’estate scorsa con temperature sopra i 30 gradi le vipere scompaiono per un mese o due, oppure esscono di notte».

Ci sono stati avvistamenti a San Costanzo e Cartoceto: possibile?

«Un tempo avrei detto no. Oggi è probabile. Vorrei sempre vedere le foto: la reale loro è verso il Furlo, ma se si stanno espandendo è interessante saperlo per ridisegnare la loro geografia. L’abbandono dei coltivi e dei casolari potrebbe avere favorito la loro espansione. Chi ha immagini di vipere avvistate può aiutarci inviandole al seguente indirizzo: a.fazi@alice.it»