Viva il dialetto vivo, Duccio Marchi suona le corde della lingua comune

Atteso spettacolo dell’"Academia dla pula" al teatro di Frontino con l’artista urbinate: quando la parola viene dal popolo

Migration

Il prossimo undici settembre, dalle 18 alle 20, al Teatro Titano di Frontino, torna in scena "Viva il Dialetto vivo", lo spettacolo voluto dall’Academia dla Pula, un gruppo spontaneo nato con l’intenzione di promuovere la conoscenza e la diffusione del linguaggio locale, insieme alla cultura, l’arte e le tradizioni paesane. Tra queste, in ricordo della civiltà contadina, il "Festival degli spaventapasseri", ideato da Mauro Cima nel 2014 che, nel corso degli anni, ha maturato una notevole risonanza. A tale proposito, durante l’evento, verrà premiato il pupazzo più votato dai numerosi passanti e visitatori durante i mesi di luglio e agosto, tra quelli esposti lungo la via del paese. A dare colore allo spettacolo, oltre a un gruppo di creativi del luogo, Duccio Alessandro Marchi (foto), con la sua fantasiosa verve, ironica, sensibile, accattivante. Appassionato cultore del dialetto e della musica, il "Menestrello del Duca", ha speso la sua arte per coinvolgere un gruppo di ragazzini frontinesi, poiché "il dialetto resta vivo se le nuove generazioni continueranno a utilizzare il patrimonio linguistico popolare in tutta la sua varietà, colore e bellezza", come afferma Pierina Dominici, curatrice dello spettacolo. "Viva il dialetto vivo" nasce dalla convinzione che il "lessico familiare" possieda una forza espressiva potente e genuina, in grado di ripercorrere i sentieri della memoria e trasmettere al meglio sentimenti, valori e speranza di futuro per la comunità del piccolo borgo, in quanto il dialetto è la nostra carta d’identità, la nostra etichetta. Un vestito fatto su misura, originale, fantasioso e colorato, come l’abito di scena indossato da Duccio nelle sue performance teatrali. Molti pensano che il dialetto sia una lingua povera ma, come diceva il poeta Raffaello Baldini: "Ci sono cose a questo mondo che accadono solo in dialetto".