Il fossile simbolo delle Marche è la libellula di Pesaro: primo posto al concorso nazionale

Risale a 6 milioni di anni fa l’esemplare unico, conservato nel museo paleontologico Fiorenzuola di Focara, di cui ora si chiede la riapertura

Il fossile della libellula di Pesaro

Il fossile della libellula di Pesaro

Pesaro, 29 giugno 2023 – È pesarese il più bel fossile delle Marche. Si tratta di una magnifica libellula di 6 milioni di anni fa, ritrovata a metà degli anni ‘80 dallo studioso Gabriele Stroppa Nobili nella falesia di monte Castellaro nel Parco San Bartolo.

L’esemplare, che in realtà è una damigella, cioè un insetto simile ma più piccolo e meno abile al volo, è unico al mondo e ha conquistato il podio come primo reperto al concorso nazionale indetto dalla Società paleontologica italiana per il fossile simbolo di ogni regione.

La vittoria della libellula

Nella sfida locale erano cinque i pezzi in gara: un ittiosauro, o rettile marino, due ammoniti e un cranio di ippopotamo provenienti dai principali musei naturalistici marchigiani. La libellula ha però conquistato il web, aggiudicandosi la maggior parte dei votanti nella selezione online.

Il motivo della vittoria dell’‘Italolestes stroppai’, nome scientifico che deriva da chi l’ha ritrovata, risiede nello straordinario stato di conservazione delle ali, caratteristica tipica dei fossili trovati nella zona del San Bartolo.

Più musei per promuovere i fossili del territorio

Il reperto fa parte delle collezioni del Museo paleontologico “Lorenzo Sorbini” di Fiorenzuola di Focara, al quale si affiancano i ritrovamenti di Santa Marina Alta. Al suo interno ci sono raccolte uniche di molte centinaia di fossili, alcuni dei quali ancora poco studiati. L’esposizione purtroppo non ha mai riaperto dopo essere stata chiusa per la pandemia e uno degli obiettivi sarebbe sfruttare il primo premio per rilanciare l’istituzione.

In più, l’Ente Parco naturale del San Bartolo vorrebbe ora cogliere l’occasione per inaugurare un museo dei fossili di monte Castellaro, accorpando tutti gli esemplari ritrovati nella falesia.

“Questi sono documenti preziosi delle forme di vita più antiche presenti sul San Bartolo – sottolinea il presidente del Parco Silvano Leva – i nostri fossili consentono una ricostruzione più affidabile, rispetto ad altri giacimenti, dal punto di vista botanico e climatico. Vorrei che si aprissero finalmente gli occhi su questo tesoro”.

È un progetto importante, quindi, che si inserisce nella missione di salvaguardia e valorizzazione degli aspetti antropologici, storici, paleontologici e archeologici dell’area protetta del San Bartolo.