Casciotta d'Urbino, Bonaccini la lancia tra le dop dell'Emilia Romagna. E nasce il caso

Il celebre formaggio promosso dalla Regione confinante con Orietta Berti come testimonial. Paolo Cesaretti del Consorzio di tutela: "Romagnoli più svegli"

Urbino, 25 novembre 2022 - La Regione Emilia Romagna che promuove la Casciotta d’Urbino dop, al fianco di formaggi celebri come il parmigiano reggiano o il grana padano. L’eccellenza nata nelle Marche e finita in parte in Romagna al seguito dei sette comuni secessionisti, è tra le quarantaquattro (tra Dop e Igp di quella che è stata ribattezza la food valley emiliano romagnola) che il team del presidente Bonaccini porta a spasso per l’Italia e per il mondo, facendole conoscere attraverso le ricette della celebre cantante assistita da due brillanti food blogger, ovvero da due intrattenitori del gusto.

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Le dop marchigiane
Le dop marchigiane

La notizia ha fatto sobbalzare dalla sedia gli urbinati e non solo, perché la casciotta d’Urbino è il simbolo gastronomico della città ducale, nonché una dei sei prodotti marchigiani protetti e tutelati da una denominazione di origine protetta che ne attesta provenienza e modi di lavorazione. Una sorta di sigillo di qualità che all’estero equivale a una garanzia assoluta, tant’è che le Dop viaggiano molto di più e meglio, di solito, in Europa che nel nostro Paese dove ancora a volte pare che non abbiamo capito bene (la giunta regionale precedente a quella attuale ha fatto ben poco in merito e ora chi governa cerca di recuperare) il valore dei nostri tesori.

"Una ricetta con Orietta", la nuova web serie della cantante con Federica Gif ed Emi
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La pensa così anche il coordinatore del Consorzio di tutela della Casciotta d’Urbino Paolo Cesaretti che spiega: "Bisogna riconoscere che la Regione Emilia Romagna ha colto immediatamente l’importanza di un prodotto così di nicchia ma così prezioso, inserendolo subito, dai giorni dopo la secessione dei sette comuni, una delle eccellenza da valorizzare al fianco delle altre grandi come l’aceto balsamico di Modena o il parmigiano reggiano. Sotto questo aspetto si può dire che i romagnoli siano un pochino più brillanti di noi marchigiani che a volte invece facciamo fatica a capire cosa abbiamo per le mani e quanto buono e bello sia".

La differenza è tutta nella comunicazione: "Esatto – spiega Cesaretti – sono trent’anni che esiste questa Dop e sono trent’anni che fatichiamo a inserirla nel circuito, a farla conoscere come meriterebbe. Senza nessun intento polemico, però a volte abbiamo la sensazione che la Casciotta d’Urbino sia considerata una Dop, appunto, di Urbino, cioé di un territorio molto piccolo. Insomma un affare personale degli urbinati. Non è così. La Casciotta Dop è un patrimonio delle Marche, è una Dop e meriterebbe più attenzione da parte della Regione specie per la sua valorizzazione. Noi che ce l’abbiamo, a volte la nascondiamo, i romagnoli invece la promuovono, la differenza è tutta qui".

E possono farlo, considerando che la casciotta veniva prodotta anche nei sette comuni della Valmarecchia che sono passati in Romagna e che ancora continuano a produrla, esprimendo perfino il presidente del consorzio nella persona di Gianluigi Draghi: "Lui è di Novafeltria, presiede il consorzio – spiega Cesaretti – Fattorie marchigiane e la coop alta Valmarecchia. Un personaggio trasversale che rappresenta un punto di unione delle due Regioni. Non è un problema che la Romagna promuova la Casciotta e il nostro impegno come consorzio è creare sinergie tra le due Regioni perché questo prodotto di confine sia sempre più conosciuto. La Casciotta è un prodotto che può unire, basta crederci. I romagnoli ci credono, i marchigiani sono un po’ più tiepidi. Del resto nessuno è profeta in patria".