L’ecatombe artigiani: in otto anni la provincia ha perso 3.500 lavoratori

Pesaro e Urbino: analogo trend anche per commercianti e agricoltori. Al nostro territorio il triste primato, sesto in Italia, per l’entità del calo. Solo il terziario legato a viaggi, informazioni e digitale inverte la tendenza

A Pesaro calo netto delle partite iva

A Pesaro calo netto delle partite iva

In soli 8 anni, dal 2014 al 2022, la provincia di Pesaro Urbino ha perso oltre 6.000 lavoratori autonomi tra artigiani, commercianti e agricoltori. Un calo che pone il nostro territorio sesto in classifica tra le province italiane per questo triste primato e che addirittura si accentua se si prendono in considerazione soltanto gli artigiani: in questo caso Pesaro Urbino si piazza quarta in classifica in Italia, con oltre 3.500 lavoratori a partita Iva in meno, con un calo percentuale del 22,5 in meno di dieci anni.

E’ questa la sintesi elaborata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha preso in considerazione i dati relativi alle partite Iva, sottolineando come i mestieri più tradizionali, come quello di artigiano, agricoltore o piccolo commerciante (che rappresentano il 75% del totale dei lavoratori indipendenti presenti nel nostro paese) siano in sofferenza, sia per una disaffezione a questa tipologia di lavori soppiantati da altri più legati al mondo del digitale o delle nuove tecnologie, ma anche a causa di problematiche dovute alla pandemia o ai conflitti mondiali tuttora in corso.

Ad offrire un quadro accurato di quello che sta succedendo nel settore dell’artigianato, è anche la Cna Marche grazie ai dati elaborati dall’Ufficio studi dell’associazione. In questo caso ad essere prese in esame sono le imprese artigiane e non i singoli liberi professionisti a partita Iva, ma quanto emerge poco si discosta dal risultato negativo ottenuto dai lavoratori autonomi. Dal 2018 al 2023 le imprese artigiane della nostra provincia sono infatti diminuite di circa 1500 unità (per l’esattezza 1584), con un calo percentuale del 13,9%.

Nel periodo che va dalla fase immediatamente precedente la pandemia fino allo scorso anno, in termini assoluti, l’artigianato perde soprattutto imprese nel settore delle attività di costruzione, nelle attività produttive e negli autotrasporti – come sottolinea l’ufficio studi della Cna Marche.

In questo caso, l’artigianato della provincia perde meno in imprese della regione (dove si registra un calo del 16%) ma assai più del paese (-6,8%). Se si prende invece in considerazione il tessuto complessivo delle imprese della provincia di Pesaro Urbino, si nota un calo totale del 6,8% (meglio che in tutta la regione, dove si registra un -9,2%). Ma a fronte di ciò che viene rilevato nelle attività manifatturiere e dall’artigianato è da segnalare la crescita del numero delle imprese del terziario, in particolare nei servizi ad alto contenuto di conoscenza, come quelli che riguardano informazione e comunicazione, servizi finanziari e assicurativi, immobiliari, professionali scientifici e tecnici, noleggio, agenzie di viaggio, istruzione e servizi a supporto delle imprese. Una crescita, questa, che apre uno spiraglio di luce nel buio e che fa ben sperare per il futuro.