Tasse, evasione boom a Pesaro: non pagano nemmeno spiagge e scuolabus

Spulciati voce per voce tutti i crediti dovuti al Comune che i contribuenti non hanno versato. L’arretrato si allarga: da 27 a 29 milioni

Evasione boom delle tasse a Pesaro

Evasione boom delle tasse a Pesaro

Pesaro, 20 agosto 2023 – Ma quali tasse evadono o non pagano i pesaresi? Prima va fatta una premessa: oltre l’80 per cento dei contribuenti versa il dovuto al Comune. Ma rimane qualcosa meno di un venti per cento che le schiva o cerca di farlo oppure fa ricorso contro quelle che considera delle ingiustizie tributarie. Per capire la portata del ’buco’ che nel bilancio va sotto il nome di "Fondo crediti di dubbia esigibilità", cioè quelli non riscossi dopo almeno 3 anni dalla scadenza, spicca la cifra ragguardevole di 29 milioni 406.057,57 euro. E’ possibile? Sì, lo è. Curioso: c’è qualche bagnino o gestore di chioschi che non paga nemmeno il già misero canone per la concessione dell’arenile. Il dovuto non versato al Comune ammonta a 63mila 590 euro. E non c’è verso di farglieli pagare. Ma sono ancora cifre modeste. Quelle importanti si trovano negli avvisi di accertamento Imu: ci sono arretrati da pagare al Comune da oltre tre anni per 9 milioni 351.982,28 euro. Ancora di più gli arretrati non pagati per Tia, Tari e Tares: 14 milioni 457.958 euro. La media delle riscossioni negli ultimi cinque anni per queste voci è oscillata tra il 9 e il 15 per cento del dovuto. Una miseria. Solo di Ici, quindi risalenti ad oltre 10 anni fa, sono rimasti per strada 653mila euro. Una vera fuga dagli obblighi di pagamento si ha nelle rette per la ristorazione scolastica. Ci sono da pagare 939mila 852 euro di pasti consumati che difficilmente entreranno in cassa. Ed inoltre, non sono state pagate le rette per i pasti delle materne per 154mila euro, retet per le elementi pari a 172mila euro, rette per lo scuolabus pari a 97mila 454 euro, alti 288mila euro non sono entrati in cassa per l’affitto di palestre comunale compreso l’Adriatic Arena per 288mila euro. altri 1123.286 euro sono i mancati proventi da impianti sportivi di altro genere. Altri 77mila euro tardano ad entrare per affitti e canoni vari. Notevole la cifra di mancato pagamento delle spese per le vertenze legali che ha visto vincente il Comune: non sono ancora stati pagati 214mila euro.

Per fare un esempio concreto, nel mondo della scuola, su 100 famiglie che usufruiscono per i loro figli della mensa scolastica, 80 pagano regolarmente e i rimanenti invece non lo fanno. Magari i motivi possono essere i più diversi e nemmeno infondati ed è per questo che il Comune ha adottato il sistema di garantire comunque il servizio senza penalizzare il bambino ma cercando nello stesso tempo di recuperare il credito non versato. Come? Facendo partire lettere di sollecito, e poi a firma dell’ufficio legale del Comune fino ad arrivare al decreto ingiuntivo per le cifre più importanti. Il grado di successo di pignoramenti (se ci sono beni disponibili o stipendi visibili) non è chiaro. Aspes è chiamata ad effettuare i tentativi di riscuotere i crediti comunali (per questa incombenza, il Comune accantona ogni anno 200mila euro).

Un altro dato sui crediti non riscossi da tenere in considerazione sono quelli stralciati dal conto dei residui attivi e messi sul conto dell’attivo patrimoniale. Ammontano a 18 milioni 432mi la euro. Rimarranno alla voce attivo patrimoniale fino a quando quei crediti non riscossi saranno finiti in prescrizione. A quel punto, come indica la legge, dovranno essere eliminati dal conto patrimoniale perché perduti per sempre con la contestuale riduzione del patrimonio dell’ente.

Insomma, in ipotesi ci sono 47 milioni di euro ballerini, inseriti nel "Fondo svalutazione crediti" con speranze sempre più flebili di poterli incassare. La pandemia ha avuto un ruolo molto forte nel dare e avere assottigliando la percentuale di contribuenti fedeli alle scadenze tributarie.