Matteo Ricci a Marcinelle: "Le mie radici e il diritto alla ricerca della felicità"

Il sindaco di Pesaro, ricordando i nonni migranti in Belgio, parla di "un nuovo Pd del riscatto sociale, con in testa e sul cuore i minatori di Charleroi"

Bruxelles, 11 novembre 2022 - "Un nuovo Pd del riscatto sociale, che combatte le disuguaglianze e lotta per dare opportunità di crescita a chi non ne ha". Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd e sindaco di Pesaro, dai cancelli della miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio, parla di "immigrazione, povertà e diritto alla ricerca della felicità".

È la sinistra che racconta nel suo discorso. Una storia moderna, ambientata negli anni ’50, lunga oltre 1200 chilometri. Che ha partenza e arrivo nella provincia di Pesaro e Urbino, passando per Charleroi. Ricci parla delle sue 'radici', la sua famiglia, i suoi nonni, che migrarono, così come fecero migliaia di italiani oltre 70 anni fa, spinti dalla voglia di riscatto sociale.

Matteo Ricci davanti alla miniera di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio
Matteo Ricci davanti alla miniera di Marcinelle, a Charleroi, in Belgio

La ricerca della felicità passa per Charleroi

"La mia famiglia – racconta Ricci - è originaria di Miniera. Una frazione di Urbino, dove passava la linea gotica durante la Seconda Guerra Mondiale e dove dall'inizio del Novecento era attiva una miniera di zolfo. Nel dopoguerra, l'Italia fece un accordo con i Paese del Benelux: manodopera in cambio di carbone. Chi abitava a Miniera sapeva fare quel mestiere e partì per Charleroi. I primi furono mio bisnonno e mio nonno, che aveva appena 22 anni. Poco dopo fu raggiunto da mia nonna, insieme a mio padre appena nato. Salirono su un treno diretto verso un paese sconosciuto e lontanissimo, in una città che non sapevano neanche che esistesse. Non conoscevano nessuno, non conoscevano neppure la lingua. Andarono a vivere nelle baracche lasciate libere dai prigionieri della Seconda guerra mondiale. Mio nonno raccontava che entrava in miniera di notte, col buio, e usciva di notte, nel buio. Mentre le mogli li aspettavano ai cancelli. Ogni volta la risalita era una festa, perché quando si calavano nei cunicoli nessuno sapeva se sarebbe tornato vivo in superficie".

"Mia nonna – ricorda ancora Ricci - mi raccontava che riconosceva il nonno dalla camminata. Erano tutti uguali, completamente neri. Non nero di pelle ma nero di carbone. Quello stesso carbone che respiravano e che poi, come per tanti, lo ha portato a morire di silicosi. In quelle baracche vivevano centinaia di italiani e polacchi, insultati e discriminati dalla popolazione locale. Mi sono sempre chiesto cosa abbia spinto due giovani di allora, con un bimbo appena nato, a lasciare la campagna urbinate per andare così lontano, in condizioni di povertà, a fare uno dei lavori più duri e faticosi che esistano, rischiando la vita. La risposta me l'ha data mia nonna: la speranza. Mi raccontava che quei giorni, così difficili, sono stati tra i più belli della sua vita perché pieni di speranza".

Ricci con un minatore di Charleroi, Urbano Ciacci, originario della provincia di Pesaro
Ricci con un minatore di Charleroi, Urbano Ciacci, originario della provincia di Pesaro

Una vita migliore, se non per sé, per i propri figli

"È la molla che sta dietro ogni migrazione – continua Ricci -: la volontà di costruire un futuro diverso, migliore, per sé e per la propria famiglia. Dobbiamo ricordarcelo in questi giorni di polemiche sul tema della migrazione". Con il carbone ricevuto per il lavoro duro di quegli italiani, il Paese ha potuto sostenere energeticamente la crescita e il boom degli anni Sessanta. "I sacrifici di quei singoli sono stati la fortuna di un popolo. Con i risparmi di quegli anni duri e densi, molti italiani sono poi tornati e hanno costruito la loro vita qui, come hanno fatto i miei nonni: sono tornati nei primi anni sessanta, hanno comprato un fazzoletto di terra sulla costa pesarese e lì, il sabato e la domenica, con un parente muratore e un sacco di cemento nella cinquecento, si sono costruiti la loro casa. Quella dove sono poi nato e cresciuto, in un quartiere popolare chiamato Muraglia. Lì sono le mie radici".

La lampada dei minatori di Charleroi, un simbolo per il nuovo Pd

"Per andare lontano bisogna sapere da dove si viene e le radici sono un elemento centrale per ognuno di noi». Radici che Ricci si tiene ben strette: "in questi anni ogni volta che ho cambiato ruolo, prima presidente della Provincia, poi sindaco di Pesaro, ho portato con me una lampada che mi è stata regalata dall’associazione dei minatori di Charleroi. Un oggetto che potrebbe essere un simbolo per il nuovo Partito Democratico".

La sinistra deve ripartire dal riscatto sociale

"Se la sinistra italiana non riparte dal riscatto sociale perde la sua funzione storica, perde anche la sua funzione nella modernità". La povertà in Italia è molto diffusa «e il 60% dei nuovi poveri l’ha ereditata dalla propria famiglia. In questo dato c’è un pezzo essenziale della sconfitta politica. Se la sinistra non prova a togliere le persone dalla povertà dando opportunità di un lavoro e di una vita dignitosa, non è sinistra. Oggi non c'è un'emergenza immigrati. È un allarme inventato dalla destra per spaventare gli italiani. La vera emergenza sono le bollette, non lo sbarco di pochi disperati".

La storia della famiglia di Ricci è quella di un riscatto sociale. "Di una migrazione laboriosa costruita in maniera regolare e seria. Non dobbiamo dimenticare che noi siamo quelli che fuggivano dalla fame, che venivano denigrati, subivano soprusi e discriminazioni. È anche per rispetto delle nostre radici che dobbiamo avere un atteggiamento di grande umanità verso i fenomeni migratori: accogliere le storie, riconoscere il sacrificio, aiutare le persone, integrare sogni e speranze, aprire opportunità. Scommettere su regole e integrazione, come fanno i sindaci». C’è bisogno di recuperare umanità secondo Ricci, di riconoscere e promuovere il «diritto alla ricerca della felicità delle persone. Serve una sinistra che combatte le disuguaglianze e si batte per dare opportunità di crescita a chi non ne ha. Un nuovo Pd del riscatto sociale, con in testa e sul cuore i minatori di Charleroi", conclude.