"Lavoratoriii". La scena di Alberto Sordi è nata a Fiorenzuola di Focara

La moglie di Busi lo racconta: "In questo borgo, Fellini e l'uomo che divenne poi mio marito, fecero la pernacchia agli operai. La scena finì nel film"

Alberto Sordi nella celebre scena de ‘I Vitelloni’: "Lavoratoriiii"

Alberto Sordi nella celebre scena de ‘I Vitelloni’: "Lavoratoriiii"

Pesaro, 30 agosto 2020 - Gli abitanti di Fiorenzuola di Focara lo raccontano da tempo. Come una leggenda. Ma è realtà. Nel tratto iniziale della strada che dal Valico della Siligata porta a Fiorenzuola è avvenuto, negli anni ’40, un episodio poi diventato una delle scene simbolo del cinema italiano. E’ la scena de 'I vitelloni’ in cui Alberto Sordi, in macchina con degli amici, schernisce dei contadini chiamandoli "lavoratoriiii" seguito da una pernacchia.

All’epoca, nei primi anni ’40, Federico Fellini era un ragazzo squattrinato poco più che ventenne. Da giovane riminese trascorreva le sue giornate nella Riviera, e sovente si recava a Fiorenzuola, borgo che adorava. Spesso lo accompagnava il bolognese Sergio Busi, suo compagno di scorribande e di università, all’epoca a sua volta giovane squattrinato, poi diventato uno degli industriali più di successo d’Italia. Erano insieme quando avvenne quell’episodio che Fellini, anni e anni dopo, traspose ne ’I vitelloni’. Ora che sia Fellini che Busi (morto in un incidente stradale nel 1981) non ci sono più, il ricordo di quei momenti di svago vissuti insieme è conservato dalla moglie di Busi: Maria Cristina Elmi Busi Ferruzzi.

Signora Busi, ci conferma che quell’episodio è reale? "Sì. Io all’espoca non ero ancora la moglie di Sergio Busi. Ma negli anni successivi ho avuto l’onore di conoscere Fellini perché con mio marito, quando passavamo a Roma, andavamo a trovarlo. Ci è capitato anche di andare con lui a cena, per tanti anni, e regolarmente tiravano fuori quell’episodio, sganasciandosi dalle risate tutte le volte, perché hanno rischiato veramente di prendere una bella ’bussata’ dagli operai".

Ci racconta la scena così com’è stata raccontata a lei? "Mio marito e Fellini erano veramente molto amici, da ancora prima dell’università, quando mio marito, come tutti i bolognesi, trascorreva le estati tra Rimini e Riccione. Giravano insieme per la zona su una Topolino. Fellini adorava Fiorenzuola e aveva trasmesso questo amore a Sergio. Quel giorno, con loro, c’era un terzo ragazzo, un loro amico. Mentre andavano verso Fiorenzuola hanno incontrato per strada questi lavoratori, tutti sudati per la fatica nonostante il freddo, e gli hanno fatto questa pernacchia dopo averli chiamati ’lavoratoriiii...’"

Chi ha fatto la pernacchia? "E’ sempre rimasto nel dubbio. Fellini diceva che era stato mio marito, mio marito che era stato Fellini. Per anni sono andati avanti accusandosi a vicenda: ’sei stato tu’... ’no, sei stato tu’. Per me, l’hanno fatta entrambi contemporaneamente (ride, ndr) ".

L’episodio dove avvenne? "Loro mi hanno sempre detto che quell’episodio è avvenuto nella strada che dalla Siligata andava su verso Fiorenzuola. Per quanto ho intuito io, è la strada che ancora oggi porta a Fiorenzuola, ma non ne ho la certezza, perché bisognerebbe capire quali strade c’erano all’epoca".

E’ vero anche che la macchina su cui viaggiavano si è fermata cinquanta metri dopo la pernacchia? "Certo. Erano in salita e la macchinina non è riuscita ad andare su con tre persone a bordo. Anche per questo credo che la strada fosse proprio quella che ancora porta a Fiorenzuola, che è bella ripida. I lavoratori che li avevano visti passare e fare la pernacchia, accortisi che la macchina si era fermata, sono scattati all’inseguimento".

E i tre passeggeri a bordo come si sono salvati? "Dandosi alla fuga. Una fuga fondamentale perché rischiarono veramente di prenderle. Poi sono tornati a recuperare la macchina, ma su come lo hanno fatto c’è sempre stata un po’ di vaghezza. Mio marito mi disse che si scusarono con i lavoratori e risalirono in macchina. Ma chi lo sa qual è la verità: Fellini e mio marito erano due fantasiosi, nei loro racconti c’era sempre un po’ di fantasia".

Ha detto che con loro c’era un terzo ragazzo. "Sì, ma non so chi fosse, non ricordo nemmeno se mi hanno mai detto il nome. Ricordo però che non era tanto alto, con gli occhiali".

Come fa a dirlo? "C’è una foto che Fellini attribuiva a quell’episodio. Diceva di averla scattata subito dopo. Non si vedono i lavoratori, ma ci sono loro tre sulla Topolino. Tutti e tre con il cappotto, quindi presumo fosse un giorno freddo, di novembre o aprile".

Dov’è questa foto? "Purtroppo ce l’aveva solo Fellini. Mi sarebbe piaciuto tanto averla, e gliel’abbiamo anche chiesta, ma tra una cosa e l’altra non c’è mai stata data".