Dusan Sakota a Pesaro: "Siete ancora voi gli eroi"

Il giocatore della Vuelle che dieci anni fa fu salvato al San Salvatore scrive: "Oggi come allora vi ammiro per come combattete il virus"

Dusan Sakota

Dusan Sakota

Pesaro, 28 aprile 2020 - Il 25 aprile del 2010 Dusan Sakota rischiò di morire dopo un colpo fortuito rimediato durante una partita della Vuelle a Teramo. Il cestista di origine serba, ma di passaporto greco, restò ricoverato per quasi cinquanta giorni e deve la vita alla tempestività e alla competenza del personale del San Salvatore, oltre che ai dirigenti e medici del club che, intuita la gravità di quello che stava capitando, lo trasportarono in auto anziché in pullman fino a Pesaro dove fu operato d’urgenza. ‘Duso’ che il 22 aprile scorso ha compiuto 34 anni, non ha dimenticato. E, dopo aver interrotto la stagione cestistica che stava disputando a Murcia, in Spagna, ha scritto questa lettera dalla sua casa di Atene nel decennale di quel drammatico episodio chi lo restituì alla vita dopo la rianimazione.

"Miei cari amici pesaresi, in un momento così difficile vi scrivo innanzitutto per esprimere la mia infinita ammirazione, gratitudine e supporto a tutti i dottori, infermieri e tutto il personale dell’Ospedale San Salvatore per il vostro eroico sforzo, impegno e sacrificio nell’aiutare tutti i pazienti ricoverati a Pesaro a salvarli e farli tornare ad una vita normale; il tutto mettendo a rischio prima di tutto la vostra salute. Siete e sarete un esempio che tutti dovrebbero seguire da qui e per sempre. In questi giorni ricorre il decimo anniversario del mio incidente a Pesaro, e anche se non siamo stati in contatto frequentemente con molti di voi, volevo che sapeste che voi siete i miei eroi personali. Da Alessandro Barbalich, che ha agito e reagito come se in pericolo ci fosse la vita di suo figlio, al nostro medico sociale Massimo Mancino, che ha fatto di tutto affinché fosse identificato il problema e la sua soluzione, al dottor Filiberto Mancinelli, che ha sempre lavorato per tranquillizzarmi, dirmi continuamente che "tutto andrà bene" anche nei momenti più difficili (e che ora è tornato in prima linea!), al dottor Andrea Tamburini, che era un costante incoraggiamento per tutta la mia degenza e che mi promise che, per colpa mia, avrebbe rincominciato a guardare il basket (e ha ovviamente mantenuto la promessa).

Non voglio dimenticarmi di tutte le infermiere, infermieri, cuochi e chiunque sia entrato o uscito dalla mia stanza per 49 giorni con la stessa delicatezza, pazienza, empatia e supporto dal mio ingresso in ospedale. Non vi saranno mai parole sufficienti per esprimere la gratitudine di una persona a qualcuno che gli ha salvato la vita, ma se ci fossero mi piacerebbe re-incontrarvi uno ad uno ed esprimervele anche solo attraverso i miei occhi. A tutti i pazienti dell’Ospedale San Salvatore vorrei trasmettere tutto il mio supporto e amore, come quelli che tantissimi di voi mi diedero in quell’aprile 2010 e vorrei anche assicurarvi che siete nelle migliori mani possibili. Questo è il mio striscione di supporto virtuale per ognuno di voi, come quello che voi avete messo fuori dall’ospedale per me. Andrà tutto bene! Per sempre vostro, Dusan".