Magia di Rahkman, la Vuelle è da favola

Il canestro a meno di un secondo dalla fine ricaccia Venezia, che aveva rimontato dopo una partita sempre condotta da Pesaro

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Carpegna Prosciutto

90

Umana Venezia

89

CARPEGNA PROSCIUTTO : Kravic 15, Abdur-Rahkman 13, Visconti, Moretti 15, Tambone 15, Stazzonelli ne, Mazzola 12, Charalampopoulos 8, Totè 5, Cheatham 7. All. Repesa.

UMANA VENEZIA: Spissu 5, Tessitori 3, Freeman 32, Bramos 9, Sima, De Nicolao, Granger, Chillo ne, Brooks 6, Willis 16, Chapelli ne, Watt 18. All. De Raffaele.

Arbitri: Paternicò, Bettini e Gonella.

NOTE – Parziali: 26-18, 51-37, 75-65 . Tiri liberi: Pesaro 1314, Venezia 2833. Tiri da 3 punti: Pesaro 922, Venezia 929 . Rimbalzi: Pesaro 33, Venezia 36. Fallo tecnico a Repesa. Usciti per falli: Tambone e Totè. Spettatori: 3.506. Incasso: 36.639 euro.

Un finale da favola, che la Vuelle meritava. La magia di Rahkman inghiottita dal canestro a meno di un secondo dalla fine è il giusto premio alla partita di sacrificio giocata dai biancorossi e preparata con maestria da Repesa. Sempre avanti, anche con larghi vantaggi, giocando oggettivamente meglio per tre quarti, piantatasi contro la zona nell’ultimo e superata solo al 39’ dai liberi di Freeman mentre Venezia non era nemmeno in bonus, sarebbe stata davvero una punizione atroce lasciare i due punti alla Reyer. Così gli dei del basket hanno chiuso la vena a Freeman che dopo una partita perfetta sul +3 a una manciata di secondi dalla fine commette antisportivo su Moretti. Glaciale dalla lunetta e poi ci sono 5’’ per sperare, Rahkman confeziona un canestro di una difficoltà e di una bellezza spietata come solo in questo sport succede. Esplode la festa dentro l’astronave che decolla col suo pubblico. Scalda il cuore la rinascita della curva: piena, compatta, colorata e calorosa: bastava solo volerlo.

Rispetto al debutto, Pesaro recupera Charalampopoulos ma deve rinunciare ancora a Delfino, afflitto da una tendinopatia al tibiale posteriore del piede destro. La Vuelle però non ha paura e prende presto in mano le redini del gioco: ordinata, rapida, attenta, sorprende Venezia in difesa dove gli sporca tutti i palloni ma soprattutto in attacco con geometrie precise che trovano spesso l’uomo libero. Dopo il primo sorpasso firmato da Cheatham in tap-in (15-14 al 7’) a scavare il primo fossato è un Tambone in gran spolvero che sgancia due siluri consecutivi (23-14). Il 2° fallo di Kravic, fin lì perfetto, gela l’atmosfera ma Totè non fa calare il livello. Venezia ha Watt con due falli già dal primo quarto e questo aiuta. L’unico uomo che sfugge a tutte le marcature è Freeman, folletto dalle mani di seta che tiene a galla i suoi mentre sull’altro fronte si accende Moretti, stimolato dal duello con Spissu. E’ l’azzurro a riportare sotto la Reyer (37-31 al 16’) nell’unico momento in cui il vento soffia dalla parte dei lagunari nel 1° tempo, ma il desiderio della Vuelle è enorme, Cheatham si prende una standing-ovation per un tuffo sul parquet che vale un recupero e Charalampopoulos arrotonda di nuovo il vantaggio prima dell’intervallo. Nel terzo periodo Mazzola è il jolly pescato nel mazzo che sembra stendere i suoi ex: due bombe e la Vuelle vola (65-48 al 26’). L’Umana però non molla l’osso, come le grandi squadre risale col mestiere e coi tanti liberi guadagnati oltre che con Watt che torna a fare la voce grossa in area. L’ultimo quarto è una sofferenza: De Raffaele ordina la zona che inceppa l’attacco, fin lì fluido come l’olio. Gli ospiti risalgono un punto alla volta fino al sorpasso di Freeman dalla lunetta (84-85) quando manca un solo minuto. Ma quando sembra fatta, ecco la magia che scrive il lieto fine alla favola, i giocatori corrono verso la gente. Basket City è tornata. Elisabetta Ferri