Congresso Pd, Bonaccini: "Non ho ancora vinto. Il nome? Non mi appassiona"

Il governatore dell'Emilia Romagna traccia la sua idea per il nuovo partito: "Serve una identità più popolare. Diritti civili e sociali procedano insieme". E insiste sulla questione morale

Bologna, 13 dicembre 2022 - Prosegue la corsa alla segreteria nazionale del Partito Democratico che vede tra i candidati la sfida tutta emiliana tra Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna, ed Elly Schlein, ex vicepresidente in Regione e attuale Deputata. Proprio Bonaccini, intervenuto a Tg1 Mattina, non canta vittoria, nonostante i sondaggi lo diano per favorito: "Non ho vinto alcunché, ma mi sono candidato ovviamente con l'auspicio di prevalere, perché credo di avere l'esperienza giusta per provare una sfida così gigantesca. Non c'è mai una partita vinta. Non credo ai sondaggi, ma alle espressioni di voto quando si aprono le urne". Bonaccini ha poi puntualizzato che all'interno dello stesso Pd non tutti sono schierati dalla sua parte: "Per la verità mi pare che Franceschini e Orlando stiano dall'altra parte, legittimamente e autorevolmente".

Stefano Bonaccini, candidato alla carica di segretario del Pd
Stefano Bonaccini, candidato alla carica di segretario del Pd

Lavoro al centro

Dai diritti civili, a quelli sociali, come scuola, lavoro, salute e imprese il presidente della regione Emilia-Romagna ha tracciato la sua idea di partito. "Vorrei un partito che sappia sempre tenere insieme il tema dei diritti civili, che mi è molto caro, a quello dei diritti sociali, dal lavoro alla scuola alla sanità pubblica, all'impresa. Tenere insieme un'idea di società nella quale certamente io devo provare a redistribuire a chi ha meno, ma se non mi spieghi come faccio a produrre quello che devo redistribuire anche quello diventa uno slogan buono solo per gli applausi nei convegni". A chi avanza dei dubbi sul pluralismo all'interno del Pd nel caso dovesse vincere Bonaccini, il presidente dell'Emilia-Romagna ribatte: "Non me ne sono mai andato quando non davano ragione a me, almeno questo mi venga riconosciuto. Io ho in mente un Partito Democratico più popolare, non populista ma più popolare". 

Il nome

"Mi piace molto il tennis e anche il padel ma il Pd deve essere un nuovo partito laburista con i lavori al centro. Dico lavori perché non c'è solo il tema della precarietà ma anche le partite Iva e i liberi professionisti, lasciati alla destra come fossero tutti evasori fiscali o ricchi - ha detto il governatore in televisione, commentando la proposta del sindaco di Bologna, Matteo Lepore - Non credo che il problema sia il nome. Non credo che ci votano o che non ci abbiano votato perché ci chiamiamo Pd ma per le politiche che sappiamo fare. Mi interessa di più la sostanza".

Per ridare vita al Pd, allora, Bonaccini sottolinea come sia fondamentale ripartire dal basso, "stare più nei luoghi dove la gente studia, lavora, soffre e si cura, e si diverte. Dobbiamo essere una forza politica che ha una classe dirigente che sappia entrare in un bar, ascoltare e rispondere a chi ha davanti", spiega il candidato alla segreteria del Pd che prosegue: "Chi ha tre lauree o chi non ha potuto studiare quando va a votare va a votare nella stessa maniera e hanno lo stesso diritto di avere pari dignità nelle discussioni".

Il Qatargate e la questione morale

"Su un punto non si discute: se l'onestà personale deve essere un prerequisito per l'esercizio della politica - per ogni attività economica e sociale, sia chiaro, ma certamente a partire da chi ricopre funzioni pubbliche - la questione morale deve essere in testa alle nostre priorià. Non c'è sano e vero garantismo senza l'esercizio di questa responsabilità. Chi pensa e agisce al contrario non può far parte del PD, in nessuna maniera o ruolo", scrive Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria dem, in un post dedicato all'inchiesta Qatargate.

E continua la nota: "Costruire un sistema di prevenzione rispetto a queste forme di influenza, o vera e propria ingerenza (e non solo quando di tipo apertamente corruttivo), è compito anche dei partiti. Esiste certamente un tema di regole e trasparenza nelle istituzioni, ma nessuna legge potrà mai sostituirsi alla responsabilità della funzione autonoma della politica, libera da condizionamenti, che fa vivere le istituzioni e non le occupa. È la questione morale di cui ci ha parlato Enrico Berlinguer". 

Insomma, "dire 'la magistratura faccia luce' non basta: io sono un garantista sempre e processi preventivi, mediatici non ne faccio e non ne accetto. Questo nulla c'entra però con la questione morale nel senso che ho indicato: ciò che sta emergendo è incompatibile con la nostra comunità, i nostri valori e la nostra funzione, a prescindere dal Codice penale. Nessuna ambiguità, nessun tentennamento".  "Aggiungo però una cosa: la delegazione del Pd al Parlamento europeo, per quanto a mia conoscenza e per quanto ho potuto verificare negli atti e nei rapporti col Qatar, ha sempre agito con la schiena dritta e in modo inequivocabile, mettendo al centro quei diritti civili e sociali che sono a fondamento del nostro partito", sottolinea Bonaccini. 

Ricci: ho 10 idee

Tra i sostenitori del presidente dell'Emilia-Romagna si è schiarato Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore nazionale dei sindaci del Pd: "Prima facciamo questo congresso meglio è - ha commentato Ricci ai microfoni di Omnibus -. Ho messo in piedi dieci idee per il nuovo Pd. Venerdì presenterò questi punti a Roma con Bonaccini. Tra noi c'è un accordo, alcuni di questi punti saranno nella sua proposta. Ho deciso di appoggiare Bonaccini perché mi sembra candidato più solido, un amministratore come me".