"Pranzo di Natale low cost? Si può, ecco come"

Erica Liverani, vincitrice di Masterchef 2016: "Semplicità e tradizione le armi vincenti. Non cimentarsi in un piatto mai preparato prima"

Erica Liverani con una crostatina di zuppa inglese (foto Fabrizio Zani)

Erica Liverani con una crostatina di zuppa inglese (foto Fabrizio Zani)

Ravenna, 21 dicembre 2022 – Parafrasando Tolstoj, si potrebbe dire che tutti i golosi si somigliano mentre ogni dieta è peculiare a modo suo. Il pranzo di Natale è il luogo dove ciascuno misura con gli altri il suo rapporto con gli alimenti, dove le tradizioni culinarie e le opinioni in fatto di cibo possono scontrarsi ma anche incontrarsi, intrecciarsi, contaminarsi. Quello di quest’anno sarà un Natale in cui molti, oltre che con i diversi gusti degli invitati, dovranno destreggiarsi dando vita a pranzi e cene gustosi ma dai costi contenuti. In questo è maestra Erica Liverani, ravennate vincitrice nel 2016 della quinta edizione di MasterChef Italia.

Da sempre lei propende per ricette accessibili a chiunque, non è così?

"Assolutamente sì: non mi appartiene una cucina eccessivamente sofisticata o basata su ingredienti troppo costosi. Non sono la sola a pensarla a questo modo: credo in una cucina basata sulla tradizione, che dunque è per definizione popolare. Un consiglio che vale la pena ricordare è che un piatto mai preparato prima è sempre un azzardo. Meglio puntare dunque su qualcosa in cui si è più esperti. Semplicità e tradizione non sbagliano mai".

Inutile dire che a farla da padrone sono sempre loro: i primi.

"È naturale. Personalmente penso che i cappelletti non debbano mai mancare, accompagnati da un buon brodo, un buon ragù, possibilmente fatti in casa o preparati da chi sa dove mettere le mani. Un altro grande piatto della tradizione sono i passatelli, anche qui ottimi se accompagnati da un buon brodo, oppure una lasagna. Che può essere anche di pesce o di verdure. In tutti questi casi siamo davanti a ingredienti mai troppo costosi. Un bis o un tris di primi possono essere eccessivi, ma se tutti gli invitati adorano la pasta allora si può avere l’ardire. Chi è più legato alla linea può puntare invece sugli antipasti".

In tutte le famiglie si annoverano ormai vegetariani e vegani, o sportivi che seguono diete complesse. Come accontentare tutti?

"A coloro che hanno il pallino della linea ripeto quanto ribadisco da anni: non si ingrassa da Natale a Santo Stefano, bensì da Santo Stefano a Natale, negli altri 364 giorni dell’anno. La prova costume è lontana: è più che lecito concedersi alcuni pranzi o cene generosi, senza restrizioni. Se fra gli invitati ci sono varie persone che per motivi etici o di salute seguono diete particolari allora si può optare per una strategia diversa, proponendo a ciascuno di portare qualcosa. Il che non significa allontanarsi dalla tradizione, ma talvolta semplicemente rivederla un po’. Può essere l’occasione per molti per sperimentare ricette in cui altrimenti non si sarebbero cimentati. Un buon secondo carico di ricordi è il coniglio in tecia. L’accompagnamento perfetto sono sempre le patate al forno; per il resto consiglio di guardare alla stagionalità: cardi e radicchi sono preferibili ai pomodori".

Come in tutte le regioni dell’Italia settentrionale, anche in Romagna la demografia è stata riscritta dall’arrivo di persone nate nell’Italia del sud. Dov’è che le varie tradizioni regionali si incontrano di più?

"Se si desidera proporre un piatto della tradizione meridionale c’è l’imbarazzo della scelta. Ad esempio si può puntare sui dolci: perché non accomiatarsi dalla tavola dopo un babà? Farebbe certamente felici tutti quanti".

Sarebbe anche un modo per evitare panettoni e pandori, che anno dopo anno paiono accumulare sempre più critici, non è così?

"Non punterei il dito contro i panettoni tout court. Quelli prodotti artigianalmente sono spesso di qualità molto alta, e non hanno i prezzi elevati che si potrebbe essere portati a pensare. Voglio poi spezzare una lancia in difesa dei canditi: quelli industriali mi rendo conto che abbiano un sapore e un aspetto tutt’altro che invitanti, ma se preparati artigianalmente vi assicuro che troveranno molti sostenitori. Non mancherà insomma qualcuno che rimarrà sorpreso da quanto possano essere buoni".

C’è poi chi tende a puntare tutte le sue fiche sul pranzo di Natale e rimane senza idee in vista delle festività successive: cosa consiglia?

"Se a Natale e Santo Stefano propendo per piatti tradizionali, in vista del Capodanno dico: ‘osate’. Sperimentate, lasciatevi prendere dall’originalità. Oppure approfittatene per recuperare piatti della tradizione a lungo scomparsi dai radar: ad esempio la polenta con brodetto, ormai poco nota ma assolutamente romagnolissima".