Il Rifugio dei randagi della Bassa Romagna nelle campagne di San Potito ha iniziato la sua attività. Riservata ad ospitare felini, la struttura di proprietà del presidente dell’associazione omonima, Franco Capucci, è gestita dalla stessa in comodato d’uso gratuito. "Attualmente ospitiamo circa 60 gatti – spiega Capucci – La particolarità del nostro rifugio è che apre le porte anche a gatti disabili o in condizioni estremamente delicate. Per questo ce li portano da tutta Italia, da Taranto a salire". I gatti disabili ospitati al rifugio sono al momento 6, altri 3 sono a casa dei volontari che fanno parte dell’associazione.
"I permessi non ci sono ancora tutti, ma i controlli eseguiti finora dalle autorità competenti hanno dato esito positivo – sottolinea Capucci – La nostra intenzione è creare nei 12mila metri di terreno che circondano l’abitazione, una sorta di fattoria sociale in cui mettere oche, galline e capre, che faccia da punto di aggregazione per ragazzi disabili. Stiamo prendendo contatti con l’Anfass per capire se esiste la possibilità di affidare ai loro giovani la gestione di un orto. E sempre nello spazio esterno creeremo un recinto con reti angolari in cui i nostri gatti potranno muoversi liberamente senza fuggire".
Il rifugio ha 7 stanze occupate dagli animali ed è strutturato in modo da dividere i gatti soccorsi e che restano in isolamento nelle gabbie alcuni giorni a livello precauzionale, da quelli con problemi che vengono seguiti in modo particolare dai volontari. "I gatti disabili vengono curati tre volte al giorno – sottolinea - puliti, sfamati e lasciati nello spazio attrezzato con giochi adatti a loro". A vegliare sull’incolumità di tutti gli ospiti ci sono antifurto e telecamere.
"Gli abbandoni sono tanti ma non me la sento di accanirmi contro chi li fa – continua Capucci – Quelli di oggi sono il risultato di 2 anni di Covid in cui si sono trascurate tante azioni preventive. Qui accogliamo tutti i gatti, basta telefonare. Chiediamo ci venga fatto il favore di portarli qui piuttosto che farli recuperare in condizioni a volte difficili". Fra i luoghi di ritrovamento più frequenti ci sono i motori delle auto in cui soprattutto i cuccioli si rifugiano, restando bloccati. "La cattura più strana è stata quella di un micio che si era infilato nella rete fognaria. Neanche i vigili del fuoco erano riusciti a prenderlo. Noi siamo andati in 6 e abbiamo tolto il coperchio a tutti i tombini. Alla fine ce l’abbiamo fatta. In ogni caso – spiega – esiste un metodo infallibile per far uscire un cucciolo di gatto: fargli sentire il miagolio di richiamo della mamma. In rete ci sono diversi audio del genere".
Se gli abbandoni sono tanti, molte sono anche le adozioni. "Non possiamo lamentarci – conclude Capucci – La gente ci sostiene, sia attraverso le adozioni, sia con le donazioni che rappresentano la nostra unica fonte di entrata oltre al 5 per mille. Fra l’altro ci portano ancheanimali quali piccioni, ricci e civette. Non possiamo tenerli e quindi facciamo da ponte per la Lipu di Bologna e il Centro Recupero animali selvatici di Rimini. Il problema è che localmente non esistono servizi dedicati per cui la gente o si volta dall’altra parte o ci interpella, perchè rispondiamo 24 ore su 24". Per informazioni: 3460786061
Monia Savioli