Ravenna, vendevano abbigliamento tarocco su Facebook e Whatsapp, 68 denunce

Vasta operazione della Finanza: ai 104 clienti multe fino a 7mila euro

Ravenna, vendevano abbigliamento tarocco su Facebook e Whatsapp, 68 denunce

Ravenna, vendevano abbigliamento tarocco su Facebook e Whatsapp, 68 denunce

Ravenna, 16 maggio 2018 - Attraverso l’uso dei social network, vendevano capi di abbigliamento taroccati (FOTO) su tutto il territorio nazionale. In seguito alle verifiche partite nel Ravennate, la Fiamme Gialle faentine hanno avviato un'indagine, battezzata 'Quattro chiacchiere' dal nome di uno dei gruppi Whatsapp appositamente creati, che ha portato a individuare una ramificata organizzazione e alla conseguente denuncia a piede libero di 68 persone.

Tutto si è innescato da una perquisizione disposta dal Pm Lucrezia Ciriello nell’abitazione di una donna di Riolo Terme la quale, secondo l'accusa, è risultata particolarmente attiva nel commercio di vestiario e accessori con marchi dell’alta moda. I finanzieri manfredi hanno in particolare trovato un considerevole quantitativo di merce contraffatta: tutto sequestrato assieme anche al cellulare dell’indagata. Dall’esame delle applicazioni Facebook e Whatsapp, i militari sono poi riusciti a ricostruire un’estesa rete di rapporti tra fornitori di capi di abbigliamento taroccati delle province di Napoli e Salerno e una pluralità di rivenditori dislocati su tutto il territorio nazionale, tra i quali appunto la donna riolese. Per pubblicizzare la merce, esistevano vetrine virtuali appositamente create su Facebook. Ed è così che venivano piazzati articoli di famosi brand nazionali ed esteri tra i quali “Louis Vuitton”, “Gucci”, “Prada”, “Michael Kors”, “Colmar”, “Moncler”, “Liu Jo”, “Adidas” e “Nike”.

Sulla bacheca del social network venivano mostrati i capi di vestiario e indicati i prezzi: il cliente interessato infinecontattava il rivenditore attraverso il canale Whatsapp per definire l'acquisto. Solo dopo avere ricevuto il pagamento con l’accredito su una carta Postepay, il rivenditore procedeva alla spedizione. Il sistema era stato congegnato in modo tale da preservare la riservatezza dei fornitori: agli spedizionieri incaricati della consegna del pacco, non veniva infatti comunicatol'indirizzo giusto del mittente ma un indirizzo fittizio. Uno stratagemma che tuttavia non ha impedito alle Fiamme Gialle ravennati di individuarenei depositi degli spedizionieri, svariati plichi in partenza: tutti poi sequestrati. L’operazione, oltre a 68 denunce(10 fornitori e 58 rivenditori) per contraffazione e ricettazione, ha consentito agli inquirenti di fare emergere in circa un anno e mezzo di attività illecita un fatturato di oltre 600 mila euro completamente in nero, che ora sarà recuperato a tassazione. Ai clienti individuati, ben 104 residenti in tutta Italia, sarà contestata la violazione amministrativa prevista per l’incauto acquisto: ovvero una sanzione pecuniaria da 100 a 7.000 euro.