"Affari coi fascisti", Visani attacca i Matatia. Scoppia la bufera

Roberto Matatia: "Parole miserabili". L’esponente di Fratelli d’Italia rimuove il post e dice: "Se devo farlo, mi scuso".

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È bufera su Emanuele Visani: il 39enne ex candidato sindaco, oggi accreditato per un posto da candidato consigliere nella lista di Fratelli d’Italia alle prossime amministrative, ha scritto un post su Facebook, che ha in breve tempo fatto il giro della città. Nella sua critica alla scelta del comitato elettorale di Massimo Isola di oscurare l’insegna dell’ex pellicceria Matatia a fare rumore è il preambolo, nel quale Visani ha accusato la famiglia Matatia – nota in città per aver pagato con la vita di molti dei suoi membri, durante l’Olocausto, le sue origini ebraiche – di "dovere parte della sua fortuna anche al commercio con diverse mogli di alti esponenti del partito fascista, tanto che questi signori erano spesso ospiti a villa Mussolini". Parole "demenziali, miserabili", le definisce Roberto Matatia, che ha comunque deciso di non querelare Visani. "Mi dà solo dolore pensare che ancora oggi c’è chi getta fango su persone che non possono difendersi, perché scomparse da tempo, come mio nonno, o uccise ad Auschwitz come i suoi due fratelli".

Furono loro tre, partiti da Corfù in condizioni di totale indigenza, a dare vita al primo nucleo di quella che sarebbe diventata la pellicceria Matatia, e che nel ‘74 si spostò nei locali che ha occupato fino ad alcuni anni fa. Fu in queste ultime sale che Roberto Matatia ricevette le lettere di due giovani fidanzati morti anch’essi ad Auschwitz – nucleo da cui partì la sua attività di ricerca e di divulgazione storica – e che proprio per questo Massimo Isola ha scelto come sede del suo comitato elettorale, concessagli peraltro in comodato gratuito. "Tacciare mio nonno e i suoi fratelli di collusione con il fascismo è intollerabile. Gran parte di quella famiglia morì ad Auschwitz: se mio nonno si salvò fu solo perché riuscì a fuggire in Bolivia. E quando tornò dovette di nuovo ricominciare tutto daccapo: delle sue proprietà non era rimasto nulla. La pellicceria Matatia ha cent’anni di storia alle spalle: chi accusa mio nonno di essersi arricchito facendo affari con famiglie fasciste – e con grande amarezza devo ammettere che è la prima volta che ci succede da parte di una persona che ambisce ad avere una carica politica – ignora che negli anni del Ventennio spesso non si aveva la possibilità di rifiutare di avere contatti con chi in quel momento esercitava il potere. La villa Mussolini cui si fa riferimento è quella di Riccione: era semplicemente attigua alla casa della mia famiglia".

Il post, datato domenica, ha immediatamente causato le ire di molti, tanto da spingere Emanuele Visani – nel frattempo redarguito dal coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero e da quello faentino Stefano Bertozzi – a rimuoverlo, non prima però di aver ribadito quanto scritto anche dinanzi alla sorella di Roberto Matatia, intervenuta per contestare l’improbabile ricostruzione storica. "Ma se devo farlo mi scuso", dichiara Visani. In queste ore è prevista una riunione di coalizione del centrodestra, nella quale non è escluso che il candidato sindaco Paolo Cavina possa chiedere a Fratelli d’Italia di escludere Visani dalla lista dei candidati.

Filippo Donati