Ravenna, gli animalisti rivendicano il blitz all'allevamento: "Liberati 800 visoni"

Uno dei responsabili dell'attività a San Marco: "Qui sono venuti cinque volte in pochi anni"

PELLICCIA Un visone in una foto di repertorio

PELLICCIA Un visone in una foto di repertorio

Ravenna, 1 maggio 2017 - «Con la complicità della notte abbiamo aperto le gabbie di tutti i cinque capanni, svuotando così l’allevamento». Inizia così la rivendicazione con cui pochi giorni fa anonimi animalisti si sono attribuiti per conto dell’Alf (l’animal liberation front) un’azione messa a segno nelle scorse settimane nell’allevamento di visoni di San Marco. La notte a cui si fa riferimento è quella tra il 2 e il 3 marzo quando, dopo avere forzato le gabbie, chi entrò in azione liberò oltre 800 bestiole. Di queste, circa 750 vennero poi recuperate. Dell’accaduto fu subito avvisata la polizia: e probabilmente le indagini della Digos si stanno canalizzando verso l’area anarco-antagonista.

«Una parte dell’allevamento era vuota – continua la rivendicazione su un sito che raccoglie questo tipo di azioni animaliste (www.directaction.info) –. Nell’altra c’erano le femmine destinate alla riproduzione. Un infinito ciclo di produzione di animali al fine di ucciderli per la loro pelliccia». L’autenticità della rivendicazione è provata dal fatto che chi l’ha vergata conosceva un particolare preciso del blitz del quale la stampa non aveva finora mai dato conto: ovvero una scritta realizzata su un capanno della zona «Chiudi Alf». Il testo si chiude con la soddisfazione per l’azione compiuta e l’esortazione a compiere nuovi blitz: «I visoni per la prima volta hanno appoggiato le zampe per terra e con saltelli si sono allontanati da quel lager verso la libertà. (...) Basta stare a guardare, aprite le gabbie».

La realtà però è molto meno bucolica di questo affresco. Del resto diverse importanti associazioni animaliste, pur non approvando gli allevamenti da pelliccia, hanno apertamente stigmatizzato queste azioni. E proprio per il destino a cui i visoni vanno incontro: non abituati a vivere in natura, se non recuperati subito muoiono di stenti oppure travolti dalle auto. Sono stati inoltre segnalati casi di piccoli animali domestici o da cortile (cuccioli e pollame) uccisi dai visoni affamati. Nonostante ciò le azioni di liberazione, specialmente a San Marco, sono state numerose. Tanto che sempre a inizio marzo e sempre su www.directaction.info è stata postata una rivendicazione per un blitz messo a segno il 21 novembre 2016 nello stesso allevamento.

«In pochi anni sono venuti da noi cinque volte – commenta amaramente uno dei responsabili dell’allevamento –. Usano sempre la stessa tecnica: danno qualcosa ai nostri cani da caccia che poi rimangono storditi fino a mezzogiorno; quindi tagliano le reti e fanno uscire gli animali. Sono dei criminali perché i visoni non solo vanno a morire, ma, stremati dalla fame, uccidono altri animali».