Ravenna, 30 aprile 2024 – È il timore di molti che affidano i loro cari alle badanti. In questo caso un timore dal valore rotondo: 170 mila euro. E dalla conseguente ipotesi di reato netta: circonvenzione di incapace pluriaggravata (dall’abuso dei rapporti di coabitazione e dall’ingente danno) a discapito del disabile che stava accudendo. È l’accusa della quale dovrà rispondere una 44enne di origine romena a partire da giovedì davanti al gup Corrado Schiaretti.
In sintesi secondo le indagini coordinate dal pm Sivia Ziniti, la badante - difesa dall’avvocato Gian Luigi Manaresi - tra il marzo del 2019 e il luglio del 2020 sarebbe riuscita a farsi prima versare 100 mila euro a cui sarebbero seguiti gli altri 70 mila. Non solo: è accusata anche di truffa legata a 60 mila euro incassati per l’acquisto di un appartamento nella primavera 2020 mai comperato. E infine di estorsione per avere presumibilmente minacciato il suo assistito costringendolo a non chiedere la formale restituzione dei 170 mila euro.
Non esattamente regali, secondo la procura: ma soldi ottenuti abusando dell’invalidità (al 100%) del proprio assistito, un ultra-cinquantenne ravennate. Secondo quanto ricostruito dalla guardia di Finanza, sin dal decesso della madre avvenuto una dozzina di anni fa, dell’uomo si era occupato la romena assunta dal padre. Già nel settembre del 2015 lei era stata nominata erede universale. Quando il padre, che stava poco bene, si era aggravato, ecco che l’ultra-cinquantenne aveva nominato la badante sua fiduciaria generale. Alla morte del genitore, l’uomo aveva ereditato un immobile la cui vendita aveva fruttato 155 mila euro: soldi finiti sul suo conto sul quale la romena aveva delega a operare. A quel punto l’uomo aveva deciso di trasferirsi in Romania per essere meglio accudito dalla donna. E aveva trasferito su un conto romeno la bellezza di 100 mila euro. Poi aveva spostato i 60 mila per l’acquisto dell’appartamento. E infine ecco i 70 mila giunti su un altro conto intestato alla donna.
Il rapporto si era incrinato quando lei aveva chiesto un ulteriore aumento di stipendio: da 2.000 a 2.500 euro. Lui allora - prosegue l’accusa - aveva deciso di tornare in Italia rivolgendosi a un amico e ai servizi sociali.
Il 20 luglio 2022 il tribunale aveva nominato un’amministratrice di sostegno. E poco tempo dopo era scattata la denuncia alla base della richiesta di rinvio a giudizio della procura.