Ravenna, il bagnino eroe: "Ho salvato 4 persone, il mare è un’insidia"

Baye Fara Thian è il bagnino che domenica ha soccorso una bambina e altri 3 adulti: "Con le onde è facile farsi trascinare"

I bagnini di Ravenna in una foto scattata a inizio stagione

I bagnini di Ravenna in una foto scattata a inizio stagione

Ravenna, 21 luglio 2022 - Prima una bambina accompagnata da un amico del padre, poi due turisti. Baye Fara Thian, 49 anni, è il bagnino che domenica scorsa ha salvato diverse persone dalle onde sulla spiaggia di Punta Marina: "È successo tutto nel giro di 3 ore – racconta –, una giornata tostissima. Ma siamo tutti qua per raccontarlo, quindi va bene".

Baye Fara Thian
Baye Fara Thian

Thian, mi racconti . Come è iniziata la giornata?

"Male. Siamo arrivati e abbiamo trovato un mare molto più mosso rispetto alle previsioni. I campeggi sono pieni di stranieri, ho iniziato a fare prevenzione richiamando l’attenzione dei bambini. Poi mi sono spostato sulla torretta".

Quando si è accorto della bam bina in difficoltà?

"Me lo hanno riferito alcuni bagnanti".

Quali sono le insidie del mare in questi casi?

"Lì c’è un varco tra gli scogli, ed è come un imbuto quando il mare è mosso: la corrente ha una forza alla quale neanche i bravi nuotatori riescono a resistere. In un batter d’occhio ci si ritrova fuori dalle scogliere".

Cosa ha fatto quindi?

"Ho preso il moscone e il pattino e ho avvisato gli altri bagnini, poi sono uscito in mare. Lì è iniziata un’avventura: uscire dal varco è difficile, le onde ti trascinano. Ce l’ho fatta ma in un primo momento non vedevo nessuno, poi mi sono ricordato delle indicazioni di una donna a riva. E così li ho visti".

A quel punto era fatta

"Macché. Prima ho fatto salire la bambina, poi l’uomo. Ma dovevo lottare con la corrente e tornare indietro era difficile: le onde rischiavano di sbatterci contro le scogliere. La Capitaneria era stata avvisata, quindi ho cercato di spostarmi in un punto più sicuro dove restare ad aspettare la nave".

La bimba e l’uomo erano im pauriti?

"L’uomo era in panico, continuava a dirmi cosa fare e a un certo punto gli ho detto di lasciarmi lavorare. La bambina mi ha stupito, nonostante la paura è sempre rimasta molto lucida, coraggiosa. Chiedeva dove fosse la Capitaneria. Fa vela, è sveglia e quando sono arrivati i soccorsi è stata brava a saltare per prendere la scala di corda".

Anche lei è salito sulla nave?

"No, dovevo tornare indietro col moscone ed è stata dura. Nel fare la manovra un’onda mi ha travolto e sono caduto in mare. In quel momento sono arrivati dal circolo con un gommone, mi hanno dato una mano".

Ha avuto paura ?

"In realtà ho avuto più paura quando erano tutti e tre sul moscone. Cadere tutti sarebbe stato un problema maggiore".

La giornata non era anco ra finita. Cosa è successo do po?

"Dopo quell’episodio, tra l’altro con centinaia di persone ad assistere da riva, pensavo che fosse finita. E invece verso le 14.20 mi hanno richiamato per dirmi che c’erano due persone fuori dalle scogliere, e il bagnino era nuovo che non se la sentiva di buttarsi. Sono andato io".

Stessa manovra di prima?

"Esatto. Stava già arrivando la Capitaneria, ma temevo che le due persone in difficoltà non fossero nelle condizioni di aspettare. Quando è arrivata la nave gli uomini a bordo mi hanno detto: ’Ma ancora tu?’. Però stavolta ero più sicuro di me e sono rientrato senza cadere".

Da quanti anni fa il bagnino?

"Dal 2014, 8 anni. È un bel lavoro, ma c’è un sacco di gente che sottovaluta il mare".

Lei capisce subito quando la si tuazione è pericolosa?

"Sì. Ma basta un attimo che ti giri e qualcuno entra in acqua. Non possiamo vietarglielo, solo guardarlo mentre fa una cavolata. Fischi e non ti sente, e in un attimo devi intervenire perché è in difficoltà. Le persone si rendono conto del pericolo solo quando sono già lontane da riva".

Lei è straniero. Da quanti anni è in Italia?

"Sono senegalese, nato a Dakar. Vivo in Italia da 14 anni. In Italia sto bene, non ho mai avvertito differenze".

Come ha iniziato a lavorare co me bagnino?

"Ho passato 3 anni a cercare lavoro, facendo di tutto. Io e mio fratello praticavamo il nuoto in Senegal a titolo personale. Abbiamo imparato da soli, lavoravamo da un orologiaio e in pausa pranzo tutti i giorni andavamo al mare a nuotare".

Come è stato il primo incontro coi bagnini ravennati?

"Loro sapevano che gli africani generalmente non sanno nuotare bene, ma ci hanno visto andare e tornare alla scogliera e si sono stupiti. Ci hanno detto di parlare con la responsabile, che ci ha chiesto di fare il brevetto. E così abbiamo fatto, entrambi".