I terreni allagati: "Fertilità compromessa e quanti infestanti a intralciare i raccolti"

Gli appezzamenti dove si è depositato più limo mostrano ancora i segni. Betti (Confagricoltura): "È difficile prevedere come andranno le cose,. non c’è una statistica per un disastro di questa portata".

I terreni allagati: "Fertilità compromessa e quanti infestanti a intralciare i raccolti"

I terreni allagati: "Fertilità compromessa e quanti infestanti a intralciare i raccolti"

È trascorso un anno, ma l’alluvione non è acqua passata. Non lo è per gli edifici, per le persone colpite e nemmeno per gli appezzamenti di terreno. I riflessi sull’agricoltura rischiano di protrarsi negli anni, sia in termini di fertilità che di infestanti, minacciando la produttività nelle aree più colpite.

"I nodi verranno al pettine quest’estate – dice Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna – quando pioverà di meno e si vedrà come reagiranno le piante che hanno subìto lo stress dell’alluvione. Nelle zone dove il deposito di limo ha raggiunto i 30/40 centimetri sicuramente si è un po’ persa la fertilità dei suoli. Gli agricoltori hanno cercato di tamponare il problema concimando con sostanze organiche e concimi chimici, ma non ci sono precedenti per una cosa come questa, non c’è una statistica di riferimento per un danno di questa portata a suggerirci come andranno le cose. Il rischio è di assistere quest’estate a grossi quantitativi di frutti che cadono dagli alberi".

Gli agricoltori più colpiti da un anno fanno i conti con i danni. Tra di loro c’è Davide Carli del gruppo Carli società agricola 3C, che tra Alfonsine e Forlì ha più di 1.000 ettari di terreno finiti sott’acqua: "Di questi, 400 non sono stati raccolti perché è andato perso tutto – racconta –. Oltre al calo della fertilità, che è un aspetto che dovremo comprendere bene, stiamo riscontrando un grosso aumento degli infestanti nei terreni che sono stati allagati. Abbiamo tutti i terreni a biologico e tenerli puliti è un problema. Abbiamo già dovuto rilavorarne molti, come ad esempio sulla Faentina dietro a Mediaworld: avevamo seminato a ottobre e il raccolto è stato mangiato tutto dagli insetti. C’è stato l’assalto degli elateridi e abbiamo dovuto seminare di nuovo. Altrove il problema sono le piante spontanee che affogano le colture". ’Pulire’ i terreni, rimuovendo le piante di troppo, non è però facile: "Abbiamo del grano a Borgo Sisa completamente invaso da altre piante, e non siamo riusciti a salvarlo nemmeno usando l’erpice strigliatore, ovvero un mezzo meccanico con delle molle che toglie le piantine infestanti – prosegue Carli –. Siamo costretti a falciare molti terreni vendendo quello che doveva essere grano da farina come foraggio per gli animali, di fatto declassandolo a un valore molto più basso". Per quanto riguarda la fertilità, Carli ha concimato il suo terreno con una sostanza organica: "Essendo noi un’azienda biologica cerchiamo di usare sostanze naturali. Vedremo se ci saranno i risultati".

A Faenza, tra le zone più colpite, nei giorni scorsi si è anche riunito il tavolo dell’agricoltura per parlare delle conseguenze dell’alluvione. È stata l’occazione per fare il punto della situazione a un anno dalle alluvioni di maggio 2023 e per confrontarsi sul Piano speciale preliminare previsto per fronteggiare l’emergenza provocate dalle piene alluvionali.

Il maltempo dei giorni scorsi, con temperature fredde dopo le giornate torride di metà aprile, ha messo in standby molte colture: "In alcune zone dove ci sono stati temporali e vento forte c’è stato un ’allettamento’ del grano, che si è steso – aggiunge Andrea Betti di Confagricoltura –. Per quanto riguarda le colture estensive, per il pomodoro si è visto che piantine piantate prima tendono a ingiallire, ma dovrebbero riprendersi. In alcune zone collinari è andato perso il primo taglio dell’erba medica, mentre per quanto riguarda la frutta si è assistito a fenomeni di caduta dei fiori delle prime varietà di albicocco, mentre occorre aspettare per vedere cosa succederà alle drupacee".

Sara Servadei