FRANCO RANDI *
Cronaca

Ero all’Heysel 40 anni fa. E quel massacro non è stato di lezione

Nella foto che vedete qui sopra sono all’esterno dello stadio Heysle di Bruxelles quel 29 maggio di quarant’anni fa,...

Nella foto che vedete qui sopra sono all’esterno dello stadio Heysle di Bruxelles quel 29 maggio di quarant’anni fa, abbracciato con un tifoso inglese prima della partita Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Perché allo stadio bisogna andarci con questo spirito, si vince, si perde ma amici con tutti.

Avendo visto in questi giorni gli speciali della Rai e di Sky su quella tragedia penso proprio di essere stato fortunato, ero nella curva O quella opposta alla Z e siamo rimasti nello stadio per ben dodici ore per tenerci il posto e per aspettare la partita, che era in ritardo, accorgendosi appena di quanto stava succedendo. Finché non sono entrati i poliziotti tutto intorno al rettangolo di gioco e allora abbiamo cominciato a preoccuparci perchè molti ultrà dei Drughi (gli ultras della Juventus, ndr) erano già andati attraverso il campo a cercare vendetta contro gli inglesi e lanciare di tutto. Al tempo ero giovane e per fortuna con me avevo un esperto, Carlino Baldini , che anche dopo la partita mi ha trascinato in hotel perché per le strade sembrava il Libano: ambulanze, autobus caricati a forza, polizia e vigili dappertutto, sirene, clacson e qualcuno che addiritutta festeggiava la vittoria.

Non auguro a nessuna squadra, a nessun tifoso di passare quello che abbiamo passato noi quella notte con 39 morti e 600 feriti soprattutto per colpa dell’Uefa e dell’incapacità dei belgi di organizzare un evento del genere nel contesto di tifosi hooligans.

Domanda: a cosa è servita la lezione? Decisamente a poco anzi non solo nelle massime serie ma addirittura nei campionati dei bambini ci sono scene di violenza ed aggressione.

* Avvocato