Nella foto che vedete qui sopra sono all’esterno dello stadio Heysle di Bruxelles quel 29 maggio di quarant’anni fa, abbracciato con un tifoso inglese prima della partita Juventus-Liverpool, finale di Coppa dei Campioni. Perché allo stadio bisogna andarci con questo spirito, si vince, si perde ma amici con tutti.
Avendo visto in questi giorni gli speciali della Rai e di Sky su quella tragedia penso proprio di essere stato fortunato, ero nella curva O quella opposta alla Z e siamo rimasti nello stadio per ben dodici ore per tenerci il posto e per aspettare la partita, che era in ritardo, accorgendosi appena di quanto stava succedendo. Finché non sono entrati i poliziotti tutto intorno al rettangolo di gioco e allora abbiamo cominciato a preoccuparci perchè molti ultrà dei Drughi (gli ultras della Juventus, ndr) erano già andati attraverso il campo a cercare vendetta contro gli inglesi e lanciare di tutto. Al tempo ero giovane e per fortuna con me avevo un esperto, Carlino Baldini , che anche dopo la partita mi ha trascinato in hotel perché per le strade sembrava il Libano: ambulanze, autobus caricati a forza, polizia e vigili dappertutto, sirene, clacson e qualcuno che addiritutta festeggiava la vittoria.
Non auguro a nessuna squadra, a nessun tifoso di passare quello che abbiamo passato noi quella notte con 39 morti e 600 feriti soprattutto per colpa dell’Uefa e dell’incapacità dei belgi di organizzare un evento del genere nel contesto di tifosi hooligans.
Domanda: a cosa è servita la lezione? Decisamente a poco anzi non solo nelle massime serie ma addirittura nei campionati dei bambini ci sono scene di violenza ed aggressione.
* Avvocato