Faccani in Niger, nuova missione per i bimbi malati

Dopo un volo di sette ore a bordo di un aereo militare, ha consegnato quasi una tonnellata di aiuti all’ospedale pediatrico di Niamey

Migration

Nuovo intervento umanitario per Roberto Faccani che da Bagnacavallo ha raggiunto il Niger per portare materiali, attrezzature sanitarie e farmaci all’ospedale pediatrico ‘Issake Gazobi’ di Niamey la capitale del paese africano. L’iniziativa, organizzata dall’Istituto Studi Ricerche Informazioni Difesa (Istrid) di cui Faccani dirige il Settore della Cooperazione civile-militare per l’estero, rientra nell’ambito della missione italiana di sostegno al governo del Niger, fra i paesi più poveri del continente africano. Dopo un lungo volo di sette ore effettuate con un aereo militare, Faccani ha consegnato quasi una tonnellata di aiuti per un valore di circa 20.000 euro, alla presenza del generale Liberato Amadio, comandante della missione militare italiana bilaterale, del personale sanitario dell’ospedale e dei deputati dell’Assemblea nazionale nigerina.

L’ospedale pediatrico ‘Issake Gazobi’ di Niamey è l’unica struttura pubblica del genere in Niger e viene quindi raggiunto da mamme provenienti da tutto il Paese, costrette ad attendere giorni prima di essere accolte con i loro bambini. Il solo reparto nascite assiste circa 40 partorienti al giorno e "la grave carenza infrastrutturale – spiega Faccani – non consente una adeguata e dignitosa assistenza post parto. In tanti anni di lavoro nelle zone più critiche e povere del mondo ho visto molti ospedali pediatrici ed orfanotrofi ma, in quello di Niamey ho trovato tante analogie con la struttura presente a Herat in Afghanistan nel periodo 2005-2008. Prima di tutto – continua – l’ammassamento di mamme che, fuori dall’ospedale, attendono di essere accolte con i loro bambini per settimane intere. Un’attesa che non ha tempo, un po’ come la loro vita. Sanno benissimo infatti – sottolinea – che la metà dei bimbi morirà entro un anno ma tentano in tutti i modi di salvarli. Come sempre, quando vedono un occidentale, mostrano il figlioletto nella speranza che gli salvi la vita. Vedere cose del genere fa male al cuore, soprattutto quando le si paragona alla nostra società".

Durante la cerimonia di consegna del materiale donato, i sanitari dell’ospedale hanno dedicato un minuto di raccoglimento alla memoria di Nazifa, la figlia adottiva di Faccani di origine afghana scomparsa il 15 giugno scorso. "È stata una circostanza che mi ha particolarmente colpito – racconta –. Sinceramente sono rimasto sorpreso e commosso da questo gesto, che non avrei mai pensato potesse venire da persone cosi lontane". Il rientro di Faccani è stato più un arrivederci. "La popolazione locale percepisce la presenza italiana come amica e di sostegno per migliorare le loro condizioni. I bimbi quando vedono i mezzi con le bandierine italiane si avvicinano a frotte con dei contenitori in mano per raccogliere dei cibo o dell’acqua da portare a casa e condividere con la famiglia. Spesso, quello che riescono a prendere è l’unico pasto della giornata. Per questo – conclude – il comitato dei benefattori continuerà a lavorare per migliorare le condizioni dell’ospedale, sempre in collaborazione con il comando della missione e lo Stato Maggiore della Difesa".

Monia Savioli