Farmacie, l’influenza svuota gli scaffali

Barbara Pesci, direttore generale di Ravenna Farmacie: "Momento complicato. A mancare sono soprattutto Brufen, Nurofen, Froben"

Migration

Potrebbe rimanere negli annali l’annata influenzale dell’inverno 2022-2023, caratterizzata da un virus particolarmente aggressivo e giunto in anticipo sui tempi di circa un mese. I maggiormente colpiti, come sempre, sono i più piccoli, complice il fatto che i loro organismi entrano in contatto con l’influenza per la prima volta: una regola ulteriormente rafforzata dal fatto che negli ultimi due anni si è sempre indossata la mascherina d’inverno, proteggendosi dunque anche dall’influenza.

Fra Covid e influenza, l’intersecarsi dei due contagi sta facendo sì che le farmacie si trovino sottoposte a una pressione raramente vista in precedenza: "l’approvvigionamento di farmaci vive un periodo difficile ormai da mesi, ulteriormente complicatosi con questo picco influenzale", spiega Barbara Pesci, direttore generale di Ravenna Farmacie. A mancare sono soprattutto Brufen, Nurofen, Froben. Quando un farmaco è irreperibile ci si può far consigliare un medicinale equivalente, mentre se manca ci può essere costretti a cercare un farmaco alternativo, che necessita però di una nuova ricetta del medico curante. Le farmacie, ciascuna delle quali dispone di un laboratorio, da tempo ormai si sono attrezzate per produrre in autonomia farmaci con i principi attivi più richiesti: una possibilità di cui molti cittadini sono all’oscuro, e che normalmente è entrata in scena solo durante i periodi caratterizzati da difficoltà di approvvigionamento.

"Perché i cosiddetti preparati galenici siano possibili – evidenzia però Barbara Pesci – occorre innanzitutto che le materie prime siano reperibili, e che ci sia disponibilità sufficiente di personale e spazi". Nel caso di preparazioni galeniche alternative ai medicinali prescritti è comunque necessaria una nuova ricetta del medico curante. "Già in passato si è dovuto fare ricorso a queste preparazioni in periodi in cui si faticavano a reperire tachipirina o aspirina: anche i grandi colossi farmaceutici infatti non hanno una produzione continua di medicinali, ma modulata in base alla stagionalità delle patologie che si prefiggono di curare". Ecco allora che un’influenza anticipata di un mese rispetto alla norma può mettere in crisi il sistema.

"Siamo davanti a un’influenza particolarmente aggressiva – conferma Enrico Merchiani, nuovo segretario provinciale di Ravenna della Federazione italiana Medici pediatri – capace di manifestare i suoi sintomi per anche 6 o 7 giorni, con febbre alta e tosse accentuata. I bambini, come detto, sono regolarmente preda del virus, complice il fatto che non hanno ancora sviluppato anticorpi di alcun tipo: ma chi non ha patologie non dev’essere considerato a rischio".

Che l’influenza in arrivo quest’anno sarebbe stata particolarmente forte era noto: "I report redatti ad agosto in Australia, durante l’inverno dell’emisfero sud, evidenziavano la violenza di questo virus. Normalmente un’influenza più forte delle altre si presenta con cicli di circa cinque anni". L’altra caratteristica peculiare di questo virus è stata il suo affacciarsi con un anticipo di circa un mese rispetto alla norma: anche per questo ci si è fatti un po’ sorprendere. "La campagna lanciata per promuovere la vaccinazione dei bambini fra i sei mesi e i sei anni ha dovuto fare i conti non solo con i tempi fisiologici necessari perché il vaccino diventi efficace – dieci giorni dalla somministrazione, che dev’essere effettuata con doppia dose per chi ha meno di otto anni – ma anche col fatto che l’influenza ormai si espandeva tra la popolazione a grande velocità".

Anche alla luce di questo è difficile capire quanti siano stati i vaccinati fra i soggetti non a rischio: "Non ho numeri aggiornati, ma immagino di poter dire che non ci troviamo dinanzi a percentuali enormi. La campana vaccinale comunque è ancora attiva: chi lo desidera può farsi somministrare la dose". L’altra anomalia dell’influenza di questo inverno è il suo intrecciarsi con un coronavirus che non rallenta la sua corsa fra la popolazione: "L’unico modo per avere la certezza sulla natura del virus da cui si può essere stati contagiati al presentarsi dei sintomi è il tampone", sottolinea Marchiani. "Solo così si può sapere se si tratta di Covid o di influenza".

Filippo Donati