Green pass falsi Ravenna, da Passarini un allenatore di tennis che avrebbe portato minori

Nuovi indagati nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto del medico di Marina

La polizia mentre sequestra i documenti dall’ambulatorio (Zani)

La polizia mentre sequestra i documenti dall’ambulatorio (Zani)

Ravenna, 13 gennaio 2022 - Spuntano altri indagati nell'ambito dell'inchiesta che il 10 novembre scorso ha portato all'arresto del medico Mauro Passarini - 64enne di origine bolognese ma da tempo residente a Marina di Ravenna dove ora si trova ai domiciliari - con l'accusa di avere simulato vaccinazioni contro il Covid-19 per fare ottenere i Green pass a decine di no vax.

Tra i nuovi indagati, in particolare, spiccano tre figure: quella di un guaritore di Padova al quale Passarini si era avvicinato e che avrebbe fatto da collettore tra il medico e diversi no vax. E poi c'è una donna di Udine che avrebbe veicolato altri no vax ancora. Ma soprattutto un allenatore di tennis di Ravenna il quale, in ragione del suo ruolo, avrebbe canalizzato pure alcuni minorenni fino al 64enne.

A quest'ultimo la polizia - coordinata dal pm Angela Scorza - è arrivata perché si tratta dell'uomo che avrebbe consigliato il Passarini al medico del reparto Infettivi dell'ospedale di Ravenna il cui Green pass è finito tra i 191 finora sequestrati. I tre nuovi indagati devono rispondere di falso in concorso con il 64enne.

Il medico deve rispondere anche di peculato per almeno 13 fiale Pfizer trovate abbandonate a temperatura ambiente in uno dei suoi ambulatori. E di corruzione per i 1.550 euro che la squadra Mobile ravennate gli aveva trovato in tasca al momento della prima perquisizione il 17 ottobre scorso quando un no vax dalla provincia di Belluno era andato a Marina di Ravenna con la nuova compagna e la figlia minorenne per ricevere dal 64enne quelle che l'accusa, anche sulla base delle analisi degli anticorpi, ha inquadrato quali vaccinazioni simulate, come del resto confessato dal Passarini stesso.

Il medico ha smentito però di avere mai ricevuto danaro riconducendo quei 1.550 euro a un recente prelievo per seguire un corso di meditazione. Tuttavia gli accertamenti bancari, appena conclusi, non hanno portato a identificare prelievi di quell’ammontare nell’immediatezza del 17 ottobre. Le analisi telefoniche avevano portato su questo frangente a sospettare anche l’intervento della no vax di Udine ora indagata: la donna, già sentita sul punto, ha smentito di avere mai raccolto soldi.