Il conflitto siriano entra nel catalogo del Festival

L’artista Zehra Dogan: "Noi curdi non abbiamo una patria,. ma stasera casa mia sarà il palco della Rocca Brancaleone".

Migration

La presentazione del catalogo dell’edizione 2020 di Ravenna Festival si è trasformato ieri in una testimonianza forte del coraggio delle donne, a partire da Zehra Dogan, attivista e artista curda rinchiusa in prigione in Turchia per quasi tre anni a causa di un disegno. Ospite della presentazione ieri alla Sala Corelli dell’Alighieri, questa sera sarà alla Rocca Brancaleone insieme alla musicista Aynur Dogan, anch’essa di origine curda, per una performance di canto e pittura in occasione del concerto delle Vie dell’Amicizia diretto da Riccardo Muti. Zehra Dogan ha raccontato della sua vita da esule in Europa, di cosa significa vivere senza una patria. "I Curdi non hanno una patria – ha detto –, ma sul palcoscenico della Rocca Brancaleone ne avranno una". Ha poi ringraziato il Festival, Cristina Muti, Franco Masotti ed Elettra Stamboulis, che ha scritto un contributo dedicato a lei sul catalogo, per aver consentito la sua presenza a Ravenna. ‘Dolce color d’orïental zaffiro’, questo il titolo scelto per il libro catalogo prima dello scoppio della Pandemia che si è deciso di mantenere.

Il volume, con la direzione di Franco Masotti è illustrato dalle opere di Manuela Vallicelli. Al suo interno contributi di Paolo Rumiz e Paolo Bettiolo, Giovanni Gardini, Nevio Spadoni, Elisa Emaldi, Pierfrancesco Pagoda solo per citarne alcuni. Ci sono poi gli scatti fotografici di ‘Life in Syria’, un progetto che nasce con l’intento di mostrare la realtà che milioni di siriani sono costretti a vivere ogni giorno.

Attraverso gli scatti di 5 fotografi siriani e di un team di blogger e giornalisti, vengono mostrati alcuni dei drammatici episodi del conflitto siriano dal 2011 al 2016. Elsa Signorino, assessora alla cultura, ha ringraziato Zehra Dogan per la sua presenza. "È un onore dare testimonianza del coraggio delle donne curde. E di tutte le donne. Le città vivono di valori e testimonianze come questa, e siamo orgogliosi di averla qui". Quindi l’assessora ha ricordato la tenacia del Festival. "Sarebbe stato più semplice rinviare – ha aggiunto –, invece il Festival c’è, la città è in fermento e non perde la sfida della ripartenza in nome della cultura". Cristina Muti, anima di Ravenna Festival e presidente onoraria, si è detta fiera e grata dei suoi compagni di viaggio di questi anni. "Quello che sta accadendo in questi giorni – ha detto –, mi fa capire che i trent’anni di lavoro compiuti insieme stanno già preparando i prossimi trent’anni. La nostra strada è stata seminata di cose buone e non può che portare cose buone".