Il mah jong, una tradizione da conservare

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Per chi viene a vivere a Ravenna, poche cose sono singolari come la scoperta che il mah jong, in barba alla sua origine cinese, fa parte dell’identità di questo luogo, tanto quanto la piadina e i cappelletti. Una storia bellissima, che forse andrebbe valorizzata di più, soprattutto ora che il gioco non è più così diffuso nei bar e nei circoli. Continua però a tramandarsi nelle case private. Continua a essere un rito, più nascosto, ma sempre vivo. Ci sono persone che si ritrovano abitualmente a giocare e se i bar, come scrive Carlo Raggi, lo hanno definitivamente sostituito con gli aperitivi, non è così raro vedere dei giocatori negli stabilimenti balneari, e non solo persone di una certa età. Di storie attorno all’arrivo di questo antichissimo e misterioso gioco a Ravenna ce n’è più d’una. SI racconta che all’inizio del novecento si sarebbe diffuso in tutta Italia grazie all’arrivo di commercianti cinesi, per poi passare di moda ovunque tranne che a Ravenna. Vanessa, bisnipote e nipote rispettivamente di Lodovico e Michele Valvassori, che furono i primi e gli unici in Italia a produrre le tessere del mah jong, racconta di aver sempre sentito parlare in famiglia di questi commercianti cinesi che, sotto i portici di via Corrado Ricci, durante la loro attività giocavano. Ed è affascinante anche immaginare gli stessi commercianti che avevano creato una piccola comunità nella zona attorno alla basilica di San Vitale.