Fusignano, cane causa incidente mortale. Padrone condannato

Gli tagliò la strada e lui perse la vita nell’incidente. Due mesi per omicidio colposo

Un cane al guinzaglio a passeggio col padrone

Un cane al guinzaglio a passeggio col padrone

Fusignano (Ravenna), 31 gennaio 2019 - Aveva perso il controllo della sua auto su un tratto rettilineo di via San Savino. E poi aveva abbattuto sei metri della recinzione della casa più vicina. Infine con il lato sinistro della vettura, una Opel Meriva, si era schiantato contro un palo della luce. Era la notte del 18 febbraio 2017 e secondo i rilievi dei carabinieri, un ulteriore elemento aveva determinato l’incidente nel quale a Fusignano era morto sul colpo il 47enne Fabrizio Sansovini. Si tratta di un cane meticcio di media taglia di quattro anni la cui carcassa era stata individuata a esattamente 43 metri dalla vettura.

Era stata la bestiola – secondo l’accusa – l’incolpevole protagonista di quello schianto. Una ricostruzione che ieri mattina, al termine del rito abbreviato, davanti al gup Andrea Galanti è costata la condanna a due mesi di carcere, con pena sospesa, al padrone dell’animale per omicidio colposo in relazione all’omessa custodia di animali: si tratta di un 80enne pensionato fusignanese difeso dall’avvocato Brunella Baruzzi (la procura aveva chiesto per lui quattro mesi). Secondo la richiesta di rinvio a giudizio a firma del pm Monica Gargiulo, la colpa dell’uomo era stata quella di non avere adeguatamente custodito il suo cane: e così la bestiola, dopo essersi allontanata da casa, aveva incrociato la Opel del 47enne.

L’incidente si era verificato attorno alle 22.15. L’uomo, originario di Frascata e domiciliato a San Bernardino, era quasi arrivato a destinazione. Secondo la relazione dei carabinieri di Fusignano, una signora aveva sentito l’auto sbandare: «Quasi all’altezza di via Pistola – aveva detto – incrociavo una vettura in senso opposto. Dopo pochi secondi, udivo un rumore di lunga frenata: pertanto facevo inversione e dopo alcuni metri notavo quella vettura fuori strada». La testimone aveva aggiunto di non avere avvistato «alcun cane o animale aggirarsi per queste vie».

Di fatto la carcassa del cagnolino era stata trovata 43 metri in avanti, al margine sinistro della strada: fin lì sbalzato dopo l’impatto, secondo i militari, e morto sul colpo. Nella loro relazione, i carabinieri avevano anche precisato che su quelle strada il limite è dei 50 e che ritenevano che la velocità dell’auto «non fosse commisurata al tratto percorso». Restava però il mistero di quel cane, anche perché due residenti avevano detto di non averlo «mai visto prima aggirarsi per queste vie: non sappiamo pertanto chi possa essere il proprietario». Il giallo era stato risolto grazie al microchip. E il padrone s’era ritrovato indagato per l’omicidio colposo dell’automobilista.

Per la difesa tuttavia non c’erano elementi così forti da potere giungere a un giudizio di responsabilità dato non c’era nessuna certezza dal punto di vista temporale sui due eventi: la testimone che aveva incrociato l’auto poco prima dello schianto, non aveva visto nessun animale. Inoltre – ha continuato il difensore – non erano stati eseguiti controlli sullo stato del conducente né sulla carcassa della bestiola: questa avrebbe cioè potuto trovarsi lì già morta per altre cause. Scontato dunque il ricorso in appello.