Intelligenza artificiale. Tutti ne parlano, ma cos’è?

Utilizza algoritmi, reti neurali e artificiali, ma attenzione: dai social può apprendere anche informazioni sbagliate.

Intelligenza artificiale. Tutti ne parlano, ma cos’è?

Intelligenza artificiale. Tutti ne parlano, ma cos’è?

Tutti noi abbiamo letto e sentito parlare dell’intelligenza artificiale (IA), ma sappiamo davvero di cosa si tratta?

L’intelligenza artificiale è un ramo dell’informatica che si occupa di creare macchine che presentano caratteristiche umane.

Nel 1950 il matematico inglese Alan Turing pubblicò l’articolo “Computing machinery and intelligence”, in cui descrisse quando una macchina può essere definita “intelligente”. Per superare questo test una macchina deve essere in grado di comunicare, immagazzinare informazioni e usarle per rispondere a domande traendo nuove conclusioni e adattarsi alle circostanze.

Oltre settant’anni fa lo scrittore Isaac Asimov aveva individuato alcuni importanti problemi etici relativi ad essa, e formulò le ’Tre leggi della robotica’. Oggi questi problemi si sono ’trasferiti’ nel mondo reale e quindi è importante risolverli prima che sia troppo tardi.

Una possibile soluzione è stata trovata dalla Commissione Europea, che ha individuato sette punti fondamentali che ogni intelligenza artificiale affidabile dovrebbe possedere, ovvero ci deve essere la possibilità di intervento e sorveglianza da parte degli esseri umani, la riservatezza dei dati e la trasparenza, un comportamento equo e non discriminante, rendicontazione, robustezza tecnica, sicurezza e, come obiettivo di fondo, il benessere sociale e ambientale.

Attualmente si parla di IA forte e debole.

Quella forte ha consapevolezza di sé ed è in grado di apprendere autonomamente, invece quella debole può risolvere problemi solo di una certa portata. Non esiste ancora un’ intelligenza artificiale forte.

Per simulare l’intelligenza umana, e quindi l’apprendimento autonomo, si utilizzano algoritmi e reti neurali artificiali, ma la quantità di dati necessari per l’apprendimento automatico viene soddisfatta soltanto dai social media, che rappresentano un’ottima fonte. Lo svantaggio è che dai social può apprendere anche comportamenti discriminatori o informazioni sbagliate. L’intelligenza artificiale dovrebbe, prima o poi, riuscire ad imparare da sé e generare una singolarità tecnologica, ovvero un avanzamento tecnologico tale da non riuscire ad essere compreso dalla civiltà. Secondo uno studio, questo avverrà entro il 2050. A causa delle sue potenzialità, ma anche dei suoi difetti, l’utilizzo dell’IA è ancora fortemente discusso.

Da un punto di vista economico, i dati indicano un aumento degli investimenti effettuati nell’intelligenza artificiale, con una cifra stimata di 60 miliardi di euro di investimenti globali.

Molto probabilmente, nel futuro, l’intelligenza artificiale andrà a sostituire gran parte delle attività svolte dagli umani in campo economico e sociale.

Emma Mangione, Tommaso Mengozzi, Elia Tangreda, Margherita Amadio, Anna Crociani, Samuel Oros e Giulia Cenni

Classe 2^ B

Scuola media ‘Cervia 3’

Prof. ssa Loredana Savoia