La famiglia: "Lo strazio dei bambini si è concluso"

La difesa: "Ipotesi del giudice sovranazionale se ci saranno carenze"

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"Dopo la conferma dell’ergastolo in appello, avevamo detto che ‘le cose erano andate come dovevano andare’. Anche oggi le parole sono le stesse e possiamo aggiungere che, almeno per i bambini di Giulia, lo strazio processuale può dirsi finalmente concluso". Sono le parole che l’avvocato Giovanni Scudellari (nella foto, durante il processo in assise), che tutela i familiari della vittima, ha usato ieri sera subito dopo la lettura della sentenza della Suprema Corte. Dal punto di vista tecnico, il legale ravennate era presente a Roma durante l’udienza in qualità di avvocato di parte offesa e non più civile in ragione della revoca della costituzione intervenuta dopo la chiusura dell’accordo risarcitorio per un totale di circa 4 milioni di euro definito di recente anche grazie alla mediazione del padre dell’imputato, il 90enne Mario Cagnoni già primario dell’ospedale Careggi di Firenze.

Un valore del resto che rispecchia quello del sequestro conservativo dei beni dell’imputato, poi confermato sino in Cassazione, emesso dalla Corte d’Assise ravennate con apposita ordinanza del 6 marzo 2019 in accoglimento alla specifica istanza dell’avvocato Scudellari, in quel momento formalmente ancora parte civile per i genitori e il fratello della vittima. A Roma era presente anche la legale ravennate Sonia Lama che tutela l’Udi, unione donne in Italia: "Le argomentazioni portate dal Pg per chiedere il rigetto di tutti i motivi, erano assolutamente valide – ha detto -: trovo sia una sentenza che, sotto un aspetto di legittimità, rispecchia il lavoro che è stato fatto a partire dalle indagini". L’Udi compariva assieme a Linea Rosa, Dalla Parte dei Minori e al Comune di Ravenna, tre le parti civili prima della revoca della costituzione in ragione dell’avvenuto risarcimento.

"Leggerò quello che scriveranno i giudici per capire le ragioni sulla base delle quali hanno deciso", ha precisato l’avvocato difensore Gabriele Bordoni. E circa la richiesta di una perizia psichiatrica, "resta eventualmente l’ipotesi del giudice sovranazionale là dove dovessero esserci carenze". Su tutto il resto, lo stesso difensore precisa che si è formato un giudicato: "I fatti cristallizzati rivelano un certo atteggiamento come del resto il giudice di Ravenna aveva rimarcato con onestà intellettuale nelle motivazioni della sentenza di primo grado" usando "per quattro volte la parola ‘folle’". Ovvero "elementi indicatori di dubbio" che avrebbero dovuto spingere verso una perizia così come – sempre secondo la difesa – tratteggiato in una sentenza del marzo 2109 scritta dagli stessi giudici della Cassazione che si sono pronunciati ieri: "Ma questi dubbi li hanno esclusi". Con Cagnoni, "ci siamo sentiti prima della lettura sentenza: mi chiedeva una impressione e gli ho detto come era andata l’udienza". Oggi l’avvocato incontrerà il 55enne in carcere per comunicargli formalmente la decisione degli Ermellini: ma non è certo escluso che al diretto interessato lo possano già avere comunicato altri.