La meraviglia dell’opera di Elena Piscaglia

È singolare come in momenti poco felici del mondo si dispieghino voci poetiche assai numerose. Dal dopo Pasolini, causa di profondi cambiamenti nella poesia, dai toni aulici verso quelli profetici, questa letteratura sembra in cerca di una nuova stabilità. E i poeti sembrano laicamente chiamati a rispondere a questa esigenza. Nelle pagine di Elena Piscaglia, nata e operativa a Ravenna, e residente a Forlì, si tenta di dare altra voce a questi richiami. Ho letto con molta sorpresa la sua prima opera in versi, “Poesie per anime sottili”. Si tratta di un’ampia raccolta che racchiude la bellezza della massima spontaneità. I versi, spesso ipermetri, suggeriscono talvolta una vena narrativa.

La costruzione stilistica segue alcuni schemi che l’autrice sembra essersi imposta. Gli elementi della natura abbondano, tra considerazioni, ricordi e sentimenti che variano da sensazioni di felicità fino a note di sconforto, mai comunque di condanna. Le metafore si fanno “presenze” interiori, rivolte a una ricerca di pace e armonia, non solo per la scrittrice, giungendo ad una tensione lungo la lettura; tensione che sembra un attento studio verso quanto nel mondo c’è di meno comprensibile: le difficoltà. Davvero, in periodi come questi, il fiorire della poesia appare singolare. Ma anche un bel sostegno per sperare.

Matteo F. Camerani