La rompighiaccio italiana torna dopo 17 mesi

La nave Laura Bassi era partita da Ravenna alla volta dell’Antartide. Ha fatto quasi il giro del mondo

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La prima rompighiaccio italiana, ‘Laura Bassi’, partita 17 mesi fa da Ravenna alla volta dell’Antartide, ha fatto rientro nei giorni scorsi al terminal Sapir. Ieri è ripartita per Trieste dove verrà sottoposta a lavori sulle apparecchiature tecnologie.

La nave fa base al terminal Sapir (assistita dall’agente marittimo Pietro Mazzotti) dove il Cnr dispone di un magazzino e dove hanno luogo, prima e dopo ogni missione, le operazioni di imbarco e sbarco delle attrezzature necessarie per l’attività di ricerca. Nonostante non sia abituale incrociare navi rompighiaccio in Adriatico, si tratta di una collaborazione che va avanti da anni.

"Abbiamo completato il programma previsto" spiega il comandante Franco Sedmak. "Siamo arrivati fino alla Baia delle Balene, il punto più meridionale del Mar di Ross accessibile alla navigazione, dove inizia il Ross Ice Shelf, una piattaforma ghiacciata grande quanto la Francia e alta 50 metri. Abbiamo effettuato la manutenzione dei “moorings”, gli strumenti ormeggiati che lungo tutto l’anno acquisiscono i parametri dell’acqua, e raccolto i relativi dati".

La nave ha quasi fatto il giro del mondo, all’andata 11mila miglia via Suez, al ritorno 13mila miglia circumnavigando Capo Horn e dunque solcando tutti gli Oceani prima di rientrare nel Mediterraneo. "In totale, considerando anche la spola tra Nuova Zelanda e Antartide, quasi 50.000 miglia. Adesso ci fermiamo un paio di mesi e a giugno si riparte, dalla Norvegia, per l’Artide".

La rompighiaccio è lunga 80 metri e ha una stazza di 4000 tonnellate, è dotata di due gru e di un ponte di volo per elicotteri. Può accogliere complessivamente 72 persone (22 di equipaggio e 50 di personale scientifico); dispone di due laboratori.