REDAZIONE RAVENNA

L’accusa: l’aggravamento del dissesto è pari a a 21,3 milioni di euro

Ma per le difese nessuna relazione tra comportamento imputati e illeciti contestati

Ma per le difese nessuna relazione tra comportamento imputati e illeciti contestati

Ma per le difese nessuna relazione tra comportamento imputati e illeciti contestati

Nei numeri, l’aggravamento del dissesto quantificato dagli inquirenti ammonta a 21,3 milioni di euro tanto che già a suo tempo nella notifica di fine indagine, il contestato danno era stato inquadrato come "di rilevante gravità". La cifra era stata ottenuta comparando il deficit patrimoniale al 31 dicembre 2015, l’anno in cui si erano manifestati i presupposti per la messa in liquidazione (quasi 4 milioni e 964 mila euro) con quello al 31 dicembre del 2017 (quasi 26 milioni e 290 mila euro).

Secondo le contestazioni mosse dalla procura, il cda, "previa intesa tra loro", avrebbe falsificato documenti contabili e di bilancio in modo tale da consentire la prosecuzione dell’attività pur in assenza dei necessari requisiti economico-patrimoniali: e si torna qui a quel patrimonio netto negativo di oltre 4,9 milioni di euro di fine dicembre 2015. Obiettivo del cda – sempre secondo l’accusa – era quello di fornire una falsa rappresentazione della situazione per potere proseguire nell’attività e conseguire dunque un "ingiusto profitto". Ragione che avrebbe portato a rappresentare fatti non corrispondenti al vero nei bilanci della Comart spa: come dire una sorta di escamotage per ingannare i destinatari delle informazioni sul bilancio societario. Nello specifico, per i bilanci di esercizio del 2015 e del 2016, agli amministratori di Comart è stato attribuito un mancato adeguamento del Fondo Rischio in relazione alle perdite legate a un paio di commesse all’estero per un totale di oltre 8 milioni di euro. Mentre per il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2016, la contestazione fa riferimento a valori contabili, ritenuti falsi per sovrastima, circa le partecipazioni detenute. Per quanto riguarda la contestata distrazione di capitale, la procura ha puntualizzato l’attenzione su un rimborso da due milioni di euro a una società collegata datato 16 maggio 2017, cioè sette mesi prima del deposito della domanda di concordato preventivo. La lettura offerta dalla difese è invece opposta: nessuna manovra illecita alla Comart. A questo punto, una volta depositate entro 90 giorni le motivazioni del tribunale, sulla carta potremmo avere ricorsi in appello da ambo le parti, accusa e difesa.