Mezza dose di coca e niente più doppietta

Il Tar dà ragione a prefettura e questura sulla revoca di armi e licenza a un cacciatore faentino beccato con 0,60 grammi di droga

Mezza dose di coca e niente più doppietta

Mezza dose di coca e niente più doppietta

Mezza dose di cocaina può valere un’intera licenza di caccia? Sì secondo questura, prefettura e ora pure Tar il quale ha detto no al ricorso di un cacciatore manfredo che si era fatto pizzicare con esattamente 0,60 grammi di polverina bianca. Il divieto di detenere armi e munizioni e la revoca della licenza di caccia, restano cioè inalterate e tanti saluti a doppiette e selvaggina. Certo, le spese di lite sono state compensate: magra consolazione però per un appassionato di caccia che si veda negare l’oggetto della sua passione. Ma - aveva scritto a suo tempo la prefettura di Ravenna - "l’interessato non offre più le garanzie di sicurezza in ordine al possesso di armi".

In particolare sarebbero saltate quando il 10 dicembre 2019 si era fatto pizzicare dalla squadra Mobile forlivese con quel mezzino di cocaina, come si chiama in gergo la dose ammezzata. Era perciò stato segnalato in via amministrativa alla prefettura ravennate. E per due mesi aveva perso la patente. In fondo due mesi passano, anche se più o meno velocemente. Le vere docce fredde il cacciatore manfredo le aveva ricevute nel giugno 2020 dal prefetto con il divieto di detenere armi. E nel luglio successivo dal questore con la revoca del porto di fucile uso caccia che il Commissariato faentino gli aveva rilasciato nel novembre 2019.

Ed eccoci arrivati al ricorso del cacciatore contro il ministero dell’Interno. A suo avviso la valutazione del caso non era stata adeguata: che avesse mezza dose non significativa cioè in automatico che fosse uno sniffatore; e poi aveva concluso positivamente nel maggio 2020 un percorso terapeutico al centro Dipendenze di Faenza finalizzato ad accertare l’astensione dall’assunzione di stupefacenti. Infine il fatto che si fosse trattato di poca roba, aveva escluso conseguenze penali e aveva comportato una modesta sospensione della patente. La stessa prefettura aveva dato atto della conclusione positiva del suo percorso pur adottando il divieto di detenere armi: come dire un comportamento contraddittorio.

Di diverso avviso il collegio dei giudici bolognesi presieduto dal magistrato Paolo Carpentieri secondo cui sul porto d’armi uso caccia, che "non costituisce diritto assoluto ma eccezione al normale divieto di portare armi", esiste ampia discrezionalità: "Il compito dell’autorità non è sanzionatorio o punitivo ma di natura cautelare". E cioè "prevenire abusi a tutela della pubblica incolumità".

a.col.