LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Moglie uccisa nella vasca. Dettagli e motivazioni nella lunga telefonata al 118. L’ipotesi dei domiciliari

Il 78enne Enzo Giardi ha ripetuto davanti al Pm ogni particolare del suo disperato gesto di togliere la vita a Piera Bertini, malata in fase terminale. Venerdì l’autopsia, prima l’udienza di convalida

Moglie uccisa nella vasca. Dettagli e motivazioni nella lunga telefonata al 118. L’ipotesi dei domiciliari

Il 78enne Enzo Giardi ha ripetuto davanti al Pm ogni particolare del suo disperato gesto di togliere la vita a Piera Bertini, malata in fase terminale. Venerdì l’autopsia, prima l’udienza di convalida.

Ravenna, 11 settembre 2024 – Quando Enzo Giardi, 78 anni, ha chiamato il 118, intorno alle 13 di lunedì, il suo tono di voce, sebbene sereno, trasmetteva una profonda tristezza e disperazione. La telefonata si è prolungata per diversi minuti, diventando uno sfogo in cui Giardi non solo ha ammesso senza esitazioni di aver ucciso sua moglie, Piera Ebe Bertini, 77 anni, gravemente malata e ridotta a uno stato di incapacità totale. Ma all’interlocutrice, al telefono, ha offerto un racconto dettagliato e sconvolgente, spiegando con lucidità rassegnata le sue azioni e le motivazioni che lo hanno spinto a commettere l’omicidio.

Mentre l’operatrice del 118 cercava di ottenere le informazioni necessarie sul luogo in cui inviare i soccorsi, Giardi, immerso nella sua disperazione, si soffermava sui dettagli del gesto estremo, giustificando il suo atto con una calma inquietante. La scelta di contattare il 118 anziché il 112 mette in luce la confusione del momento e, secondo gli investigatori, dimostra che Giardi non aveva preordinato alcun piano e era pienamente consapevole delle implicazioni legali del suo atto. Dalle indagini emergono questi nuovi dettagli sull’omicidio avvenuto in via Lolli, nel Borgo San Rocco. Giardi e la moglie vivevano in una villetta curata al numero 38B, ma il loro quotidiano era segnato dalla malattia debilitante di Piera, affetta da Alzheimer da dieci anni e completamente inabile da sei. Giardi, che si era dedicato con amore e attenzione alla cura della moglie, aveva visto la sua vita trasformarsi in un calvario. La donna, che sarebbe stata trasferita il giorno successivo nella struttura “La Rosa dei Venti”, aveva reso insostenibile la routine quotidiana dell’ex bancario.

Ogni mattina, accudiva la moglie con scrupolo, lavandola e cercando di alleviare le sue sofferenze. Tuttavia, quel giorno, trovandola particolarmente catatonica e non rispondente, ha perso ogni indugio. L’ha sollevata dalla sedia a rotelle alla quale era costretta da tempo, immersa nella vasca da bagno con i vestiti ancora addosso e, di fronte alla sua totale incapacità di reagire, ha deciso di lasciarla affogare. L’ispezione medico-legale non ha rilevato segni di violenza.

Il Pm Marilù Gattelli ha interrogato Giardi ieri, assistito dall’avvocato Monica Miserocchi. Durante l’interrogatorio, l’uomo ha confermato in modo quasi meccanico le dichiarazioni fatte il giorno prima al 118 poi ai carabinieri. La procura ha disposto un’autopsia, programmata per il 13 settembre e affidata al medico legale Guido Pelletti dell’università di Bologna, dalla quale non si attendono novità rilevanti. Gli arresti domiciliari sono complicati dalla necessità di garantire la sicurezza dell’imputato, che potrebbe presentare rischi di suicidio. Per questo motivo, la procura non trascura la possibilità di collocare Giardi in una delle abitazioni dei suoi figli, uno a Ravenna e l’altra a Torino. Pare difficile inserire l’omicidio di via Lolli nei canoni tradizionali del femminicidio, quando piuttosto rappresenta un tragico esempio di disperazione estrema.

La sorella di Giardi ha confermato l’immenso amore e la dedizione con cui l’uomo ha accudito Piera, trattandola con un’attenzione quasi materna. Eppure anche questo caso non ha mancato di sollevare la protesta delle associazioni femministe che etichettano l’episodio come femminicidio. Una posizione che suscita l’indignazione di Forza Italia, che contesta l’interpretazione "ideologica" dell’episodio come atto di violenza di genere.