"Multe e turismo per fermare il bracconaggio"

Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta del Po: "È un’attività diffusa ovunque, i guadagni illeciti sono maggiori delle sanzioni"

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Chi pensava che il fenomeno del bracconaggio, soprattutto la raccolta indiscriminata di vongole, fosse tipica soltanto della pialassa Baiona, dovrà ricredersi. Dopo l’aggressione di giovedì alla guida ambientale da parte di bracconieri all’opera alla Foce Bevano, facciamo il punto sull’entità del fenomeno con il direttore del Parco del Delta del Po, Massimiliano Costa.

Oltre alla pialassa Baiona, i predatori di vongole dove agiscono?

"La raccolta abusiva, oltre alla pialassa della Baiona e alla Foce del Bevano, è molto praticata alla Foce del Reno, nella pialassa dei Piomboni e un po’ meno anche alle foci dei Fiumi Uniti, del Lamone e del Savio. Sicuramente la Foce Reno e le due pialasse sono i luoghi dove la pesca abusiva viene praticata maggiormente. Tra l’altro, nei Piomboni, il bracconaggio ha anche risvolti sanitari che sono piuttosto preoccupanti".

Quanto sono gravi i danni provocati dai pescatori di frodo?

"Il danno che fanno è grande perché, nelle aree addirittura interdette come alle foci di Reno e Bevano, oltre al danneggiamento dell’ecosistema acquatico, disturbano moltissimo anche gli uccelli in sosta in quelle aree, dove è vietato andare proprio perché gli animali si fermano per nidificare e alimentarsi. Devono poter stare tranquilli. Queste sono tra le poche zone scelte da alcune specie lungo la costa dell’Emilia-Romagna".

I danni maggiori li fanno con le turbo soffianti.

"Proprio così. Spesso usano degli attrezzi non consentiti, cioè le turbo soffianti, che sono quelle specie di turbine che alzano, con la pressione dell’acqua, il fondo e smuovono il fango, distruggendo così il fondale ed eliminando tutta la fauna e la flora. Così smuovono le vongole che vengono poi raccolte con una rete che segue questo turbine di acqua. Una pratica devastante, tant’è che è vietata anche a chi è autorizzato a pescare le vongole nelle acque interne. La raccolta con i rastrelli alla Foce Reno procura altri pesanti danni. Lì il fondale è integralmente protetto perché si vuole mantenere un ecosistema intatto il più possibile".

Come si combatte il bracconaggio e cosa si potrebbe fare?

"C’è un grande sforzo comune per reprimere questi reati da parte di Carabinieri forestali, Polizia locale, le Guardie pinetali, Guardia di finanza e Capitaneria di porto. Il problema è che le sanzioni, tutto sommato, non sono commisurate al guadagno che si ha commerciando illegalmente le vongole veraci. Con multe più pesanti diminuirebbe l’interesse a fare soldi facili in poco tempo. Sarebbe importante mettere in campo una maggiore fruizione di quegli ambienti, sotto il controllo delle guide ambientali. Renderebbe probabilmente più difficile svolgere determinate attività illegali. Spero che lo sviluppo del turismo sostenibile renda il bracconaggio sempre meno praticabile".

lo.tazz.