
L’ingresso del Petrolchimico teatro dell’infortunio mortale (Zani)
Ravenna, 28 gennaio 2025 - Il Tribunale di Ravenna ha deciso di riaprire l’inchiesta sulla morte di Stefano Poletti, 59 anni, avvenuta il 14 novembre 2023 all’interno del comparto Enichem del petrolchimico di proprietà di Eni Rewind. La decisione accoglie l’opposizione all’archiviazione presentata dai legali della famiglia Poletti, gli avvocati Carlo Benini e Francesco Papiani, i quali hanno contestato le conclusioni preliminari del Pm Stefano Stargiotti, che attribuivano l’incidente a cause accidentali e a un comportamento anomalo della vittima.
Stefano Poletti, residente a San Bartolo e socio-lavoratore della Raccagni Srl, operava come preposto della società Consar. Il giorno dell’incidente, mentre si trovava nell’area di manovra di una pala meccanica guidata da un dipendente di Italposa, fu travolto dal mezzo in retromarcia e ucciso. Secondo le indagini iniziali, Poletti si sarebbe recato senza motivo valido in quella zona, incorrendo così in un rischio evitabile. La difesa della famiglia Poletti, tuttavia, ha contestato questa ricostruzione, sostenendo che l’uomo si trovasse lì per ragioni lavorative legate al coordinamento tra le ditte appaltatrici. Testimonianze raccolte, incluso quella dell’operaio alla guida della pala meccanica, hanno evidenziato che Poletti si recava spesso in quell’area per confrontarsi sulle modalità operative.
Di conseguenza, secondo gli avvocati Benini e Papiani, il comportamento della vittima non può essere considerato né anomalo né eccezionale. La difesa dei familiari punta il dito contro le presunte carenze organizzative e i mancati presidi di sicurezza da parte delle ditte coinvolte. In particolare, si contesta l’assenza di strumenti che avrebbero potuto segnalare la presenza di Poletti al collega alla guida della pala gommata, nonostante i dispositivi acustici e le telecamere fossero funzionanti.
Le società coinvolte nei lavori, oltre a Eni Rewind come proprietaria del comparto, erano Acmar (affidataria dell’appalto principale), Raccagni Srl (consorziata Consar) e Italposa. Gli avvocati della famiglia chiedono di chiarire i ruoli e le responsabilità di ciascuna azienda, oltre che di verificare se l’operaio alla guida del mezzo, dipendente Italposa, fosse adeguatamente formato e autorizzato a svolgere quel tipo di mansioni.
Il gip Andrea Galanti ha accolto le richieste dei legali della vittima, disponendo nuove indagini per fare luce sulla dinamica dell’incidente e sui rapporti tra le ditte operanti nel cantiere. Sarà necessario chiarire, tra l’altro, se fossero state adottate tutte le misure volte a prevenire infortuni e se i datori di lavoro, i direttori dei lavori e il responsabile della sicurezza avessero adempiuto ai loro obblighi.
Secondo l’avvocato Benini, nel 2023 si erano tenute diverse riunioni di coordinamento, alle quali Poletti non sempre aveva partecipato, cosa che non escluderebbe la responsabilità delle aziende nella mancata predisposizione di adeguati presidi di sicurezza. Ciò in quanto le norme sulla sicurezza sul lavoro mirano a proteggere i lavoratori anche da eventuali errori o comportamenti imprudenti, richiedendo ai datori di lavoro di adottare misure idonee a prevenire rischi prevedibili. La riapertura dell’indagine, che potrebbe portare all’iscrizione di indagati, rappresenta un passo importante per i familiari di Stefano Poletti, decisi a ottenere giustizia. La famiglia ritiene che le conclusioni iniziali siano state affrettate e che vi siano state lacune investigative significative.