Ravenna, imprenditore arresatato per peculato sui biglietti per i monumenti Unesco

L’indagine riguarda la società romana che si occupava dei serivzi per Museo Nazionale, Sant’Apollinare in Classe e Mausoleo di Teodorico

La Guardia di Finanza arresta un imprenditore per peculato sui biglietti dei monumenti

La Guardia di Finanza arresta un imprenditore per peculato sui biglietti dei monumenti

Ravenna, 11 luglio 2019 – Per peculato sui biglietti per i monumenti Unesco di Ravenna in concorso con altre tre persone, la Guardia di Finanza di Ravenna ha arrestato - con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – di Gaetano Mercadante, 58 anni, di Bracciano, vicino a Roma. Gli altri tre indagati per peculato in concorso, tutti delle province di Roma e di Napoli, avevano avuto ruoli nella medesima società, la Novamusa srl, di cui Mercadante era stato amministratore di fatto.

L’ordinanza, emessa dal Gip su richiesta della Procura ravennate, è stata adottata sulla scorta delle indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle che hanno fatto luce su condotte illecite perpetrate dai rappresentanti di una società romana a cui la Direzione Regionale per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna del MiBac aveva affidato nel 2011 la gestione dei servizi di biglietteria e bookshop al Museo Nazionale di Ravenna, la Basilica di Sant’Apollinare in Classe e il Mausoleo di Teodorico.

Il contratto di concessione dei servizi prevedeva che la società romana Novamusa – la quale svolgeva, attraverso sue consociate, i medesimi servizi anche per numerosi musei e monumenti della capitale, nonché per i maggiori siti archeologici della Sicilia – versasse all’ente pubblico un canone fisso annuo di 36.100 euro, un aggio pari al 73,10% degli introiti derivanti dal servizio di biglietteria nonché royalties pari al 8,20% sul fatturato conseguito sui cosiddetti servizi di 'bookshop' (prenotazione, prevendita, noleggio audioguide e whisper, visite guidate, vendita prodotti editoriali e oggettistica, vendita e-commerce, assistenza didattica).

Dalle preliminari informazioni acquisite, tuttavia, sarebbe emerso come la società non versasse tutte le somme dovute, così sottraendole alle casse ministeriali. E' stata pertanto avviata, su delega della Procura della Repubblica di Ravenna, un’articolata attività investigativa che avrebbe consentito di accertare come, dal 2013 al 2017, i tre amministratori unici succedutisi nel tempo nonché l’amministratore di fatto della società avessero omesso il versamento di canoni annui per 100mila euro e di entrate destinate all’Erario a titolo di aggio sui servizi di biglietteria e royalties sui servizi di bookshop per 462mila euro, distraendo inoltre somme derivanti dalla gestione dei servizi in concessione, per oltre 112mila euro, non transitati sui conti della società affidataria.