Ravenna pedofilia, 'orco' a 80 anni su una bambina di sei. Sconto di pena

Da nove anni ridotti a sei e mezzo in appello

Bambina in lacrime

Bambina in lacrime

Ravenna, 9 luglio 2019 – Le molestie di natura sessuale su quella bambina secondo l’accusa si erano protratte per lungo tempo, a partire dal 2003, da quando lei aveva sei anni. L’orco era niente meno che il compagno della nonna della piccola. Oggi ottantenne – e libero –, in primo grado aveva subito una condanna a nove anni. Che ora la Corte d’Appello ha ridotto a sei anni e mezzo. Per applicare questo sconto, infatti, i giudici bolognesi hanno considerato le aggravanti – cioè la reiterazione dei fatti – equivalenti alle attenuanti generiche, vale a dire l’incensuratezza dell’imputato.

Confermata, invece, la cifra stabilita dai giudici ravennati di 50mila euro di provvisionale: pure immediatamente esecutiva già dalla prima sentenza, fino ad oggi ne ha versati appena 1500 che la parte civile della giovane, tutelata dall’avvocato Claudio Cardia, ha ottenuto attraverso un pignoramento della pensione. Quelle violenze hanno segnato a vita la ragazzina, oggi maggiorenne, costretta a convivere con quel trauma di cui ancora risente.

L’indagine fu condotta dalla Squadra mobile di Ravenna e coordinata dal Pm Cristina D’Aniello. Gli abusi sessuali, tra le mura domestiche, si erano susseguiti per cinque o sei anni, per giunta sotto la minaccia di fare del male ai suoi cari se si fosse azzardata a raccontare tutto. In quel periodo l’imputato – di cui non è possibile divulgare le generalità per non rendere riconoscibile la vittima – frequentava la nonna della bimba. Spesso lei rimaneva da sola con l’anziano, dopo che la madre prima di andare al lavoro la accompagnava a casa della nonna, la quale talvolta usciva per fare la spesa. Un giorno, rincasando all’improvviso, quest’ultima aveva trovato la bimba nel letto con l’anziano, il quale teneva un comportamento ambiguo. La donna non denunciò l’episodio, ma interruppe subito quella relazione, allontanando l’uomo dall’abitazione. All’inizio i familiari pensarono di non fare denunce, forse nella convinzione che la piccola avrebbe potuto rimuovere tutto. Ma così non è stato.

Quell’esperienza l’aveva a tal punto traumatizzata che nel 2015, durante un ricovero, uno psichiatra riuscì a cogliere la problematica, facendo scattare l’indagine della polizia. Sentita in un contesto protetto, la giovane ricordava tutto nei dettagli e parlò anche di un rapporto sessuale completo. Difeso dall’avvocato Michele Dell’Edera, l’ottantenne ha sempre negato ogni addebito.