Ravenna, 18 ottobre 2017 - Radiata. Dalle 22 di ieri Daniela Poggiali non è più un’infermiera. I colleghi la accusavano di avere "screditato l’intera categoria", con quelle foto terribili, che la ritraevano beffarda, con smorfie e sorrisi, di fianco al cadavere di una paziente. Foto scattate la sera del 22 gennaio 2014 da una collega, un'operatrice socio sanitaria, e condivise tramite Whatsapp che sono già costate a Poggiali il licenziamento, passato in giudicato, dall'Ausl Romagna.
Le due immagini furono trovate dai carabinieri nel cellulare dell'allora infermiera durante le perquisizioni domiciliari nella sua casa di Giovecca di Lugo, nel Ravennate, disposte in seguito alla morte l'8 aprile di quell'anno della paziente 78enne Rosa Calderoni, deceduta all'ospedale di Lugo a poche ore dal ricovero. In primo grado a Ravenna Poggiali fu condannata all'ergastolo per l'omicidio dell'anziana con un'iniezione di potassio; in appello a luglio a Bologna la sentenza è stata ribaltata con un'assoluzione e l'immediata scarcerazione dell'imputata. A giorni la Procura Generale depositerà il ricorso in Cassazione.
Ieri sera, convocata per le 20, è stata sentita davanti al consiglio direttivo dell’Ipasvi, l’albo di categoria, tutelato dagli avvocati Valentina Fussi e Mauro Brighi. E in tarda serata è arrivata la sentenza: pena massima. La radiazione professionale è arrivata per via del fatto che il contenuto delle due foto e la loro notorietà mediatica hanno, ad avviso del direttivo del collegio infermieristico ravennate, screditato l'intera categoria.
RICORSO - I legali di Daniela Poggiali sono pronti a fare ricorso prima alla Cceps di Roma, la commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie. E infine, se sarà necessario, in Cassazione.