FRANCO GABICI
Cronaca

Tomba di Dante, il libro che manca. Persa una storica firma dei reali

Inaccessibile se non sporgendosi, da 55 anni nel tempio non c’è più il volume per i pensieri dei visitatori

La visita dei reali inglesi, Carlo III e Camilla, alla tomba di Dante lo scorso 10 aprile

La visita dei reali inglesi, Carlo III e Camilla, alla tomba di Dante lo scorso 10 aprile

I reali inglesi, durante la loro visita ravennate, si sono ritagliati uno spazio per ascoltare davanti alla Tomba di Dante alcuni versi della Divina Commedia declamati da Ermanna Montanari. Poi hanno salutato e se ne sono andati senza lasciar traccia di quel loro momento.

Sì, d’accordo, restano le fotografie, le riprese video… ma volete mettere il fascino che susciterebbe una firma accompagnata magari da un pensierino? Fosse stato presente il Libro delle firme, re Carlo e Camilla avrebbero sicuramente lasciato i loro autografi a testimonianza di un momento storico della città.

Purtroppo, però, all’interno del tempietto del Morigia è scomparso da tanti anni l’Album delle firme dei visitatori e questa inspiegabile scelta fa il paio con quella fettuccia rossa che ha trasformato la tomba del poeta in un luogo “off limit” interdetto ai turisti che sostano davanti all’ingresso e allungano il collo per dare uno sguardo all’interno. In tutti gli altri luoghi turistici (chiese, mausolei…), invece, l’accesso è libero e allora non si capisce come mai questo privilegio di intoccabilità sia riservato solamente alla tomba di Dante. Passo spesso davanti alla tomba di Dante e veramente mi fanno pena tutti quei turisti ai quali è interdetta la visita. E per tutta quella gente che sosta davanti alla tomba del poeta questo inspiegabile divieto non è di certo un bel biglietto da visita della città.

Il Libro delle firme fu istituito a partire dal 7 aprile 1846 e alcuni anni dopo, nel 1882, Adolfo Borgognoni pubblicò sul “Fanfulla della domenica” un articolo che resta ancora oggi un documento molto interessante dei primi tre registri, tutti conservati con i restanti dieci nella nostra Classense.

Il primo Album si chiude il 24 luglio 1857, giorno in cui Pio IX visitò la Tomba di Dante scrivendo di suo pugno, leggermente deformandola, la terzina del canto XI del Purgatorio. L’ultimo si chiude nel gennaio del 1970 e contiene, fra le altre, le firme del presidente Giovanni Gronchi e di Aldo Ferrabino, Michele Vincieri, Benigno Zaccagnini, mons. Giovanni Mesini e Gino Bartali.

Scrivo queste note a cento anni esatti dalla istituzione dell’“Opera di Dante” (10 luglio 1925), un ente voluto dall’Amministrazione di allora allo scopo, fra gli altri, di “provvedere alla manutenzione del tempietto di Dante”. Oggi, dopo un secolo, nessuno sa dire se l’“Opera di Dante” esista ancora o se sia sparita insieme all’Album delle firme. Toglierle entrambe dalla naftalina sarebbe utile e doveroso. “Provideant consules”!